Di Paola Aspri
Ventidue milioni di euro in tre giorni, un record che ha battuto tutti gli incassi di queste feste natalizie. L’ultimo film di Checco Zalone “Quo Vado?” è una sorpresa anche per chi scetticamente approda nella sala cinematografica e vede il comico pugliese con il fumo negli occhi. Ma diamo a “Cesare quel che è di Cesare” e constatiamo che questo film come afferma Celentano dalle pagine di un noto quotidiano, è un toccasana che dovrebbe diventare una medicina da banco nelle farmacie del Bel Paese. Checco ha fatto centro con il suo quarto film. Uscita dal cinema, io che ero la più scettica degli spettatori, mi sento rincuorata per aver visto questa favola moderna a lieto fine, dove anche gli italiani hanno un’anima e non sono tutti corrotti e corruttori.
Il film racconta la storia di un italiano medio che fin da piccolo aspira al posto fisso per avere i privilegi e cullarsi nel dolce far niente, tra favoritismi e indolenti pigrizie. Ma nella vita tutto può succedere, anche a chi per quindici anni vive dietro una scrivania a timbrare permessi di caccia senza pensieri. A rompere l’incantesimo di Checco ci pensa un’irreprensibile dirigente, l’antipatica Sironi (interpretata da una strepitosa Sonia Bergamasco) che deve liquidare l’impiegato fannullone a fronte della riforma sull’abolizione delle Provincie. Checco sotto consiglio del Ministro dello spreco (un divertente e provocatorio Lino Banfi) che lo ha messo al posto giusto e nel momento giusto, non cede alla liquidazione facile e si sottopone ad un tour de force per non essere licenziato. La Sironi è un osso duro e lo sbatte in men che non si dica da una parte e l’altra dell’Italia, fino al Polo Nord, dove lo sconsolato Checco, depresso e spaesato, troverà l’amore in una collega e si farà piacere il clima impossibile del posto e tutto quel che segue. Avvicendamenti e colpi di scena rendono il finale lieto e con un giusto monito per chi ancora pensa che L’Italia sia il paese della cuccagna e del guadagno facile. Si comincia dal cittadino a cambiare le regole di un Nazione e Checco ce lo dimostra con un finale che redime anche i più cattivi come la Sironi, presa da una botta di buonismo dopo tanto irreprensibile egoismo. L’italiano può ancora dormire sonni tranquilli e pensare di essere migliore nonostante tutto, tra valori e sentimenti riscoperti da Zalone, un comico, ma soprattutto un esaminatore della realtà a tutto tondo, utilizzando facile espressioni, gesti e mimiche facciali che sono eloquenti più di mille parole o intellettualismi modaioli. Bravissimi tutti gli attori, da Ninni Bruschetta, a Maurizio Micheli, Ludovica Modugno, Eleonora Giovanardi. Inoltre il film si avvale di paesaggi stupendi, con una bella fotografia e ci fa scoprire luoghi lontani dal nostro vivere e pensare. La regia è di Gennaro Nunziante. Da vedere.