Di Paola Aspri
Lo scontro generazionale fa sempre audience e con “Tempi supplementari”, Marco Falaguasta usa un tempo calcistico per raccontare lo scontro e l’incontro tra due mondi ed età diverse. Una commedia cult per Falaguasta, che rientra nelle sue prime scritture da teatrante neofita, agli esordi interpretato da lui e Marco Fiorini per la giovanissima Compagnia “Bona La Prima”. Qualche anno è passato, ma il senso della pièce rimane attualissimo e riporta in auge le problematiche dei giovani d’oggi, mal disposti a capire la terza età.
In “Tempi supplementari”, Stefano e Giulio, con due caratteri diversi ma amici/conviventi per la pelle, dovranno fare i conti con un nonno che piomba in casa improvvisamente e mette in subbuglio la loro vita quotidiana. Un nonno particolare che non si arrende allo scorrere del tempo e vive la vita con ironia e con stupore per qualsiasi evento accada nel quotidiano. Il fastidio iniziale dei due giovani lascerà spazio all’allegria di un giovane attempato che alleggerirà le problematiche di Stefano e Giulio, sbloccandone anche le rispettive realtà sentimentali.
Uno dei due ha un’eccessiva timidezza con le donne e supera l’impasse con una eccessiva parlantina che delude le aspettative dell’altro sesso, fino a quando arriva una ragazza che trova nel suo blocco emozionale motivo di attrattiva.
Luca Latino e Flavio Moscatelli, i due nipotini, hanno una verve a tratti trascinante e in certi momenti inefficace alla dinamicità dell’assunto, un piccolo disturbo che è dimenticato con l’entrata in scena di Stefano Antonucci, un nonno efficace, con una versatilità recitativa che riesce ad elevare il grado di ascolto del pubblico. Le due giovani attrici Camilla Diana e Annabella Calabrese sono la ciliegina sulla torta di un testo di matrice maschile, ma che con l’entrata in scena delle due diventa un divertente diversivo per pianificare i conti con l’altro sesso. Specialmente Annabella Calabrese, se pur in un piccolo ruolo, riesce attraverso la fisicità e un dialogo da ragazza borgatara a colorare la scena, con situazioni divertenti e slang submetropolitano. Una buona regia e scrittura quella di Marco Falaguasta, semplice, efficace e adatta a tutte le epoche per temi che risultano universali se accompagnati ad una buona evocazione scenica. Si replica fino al 31 dicembre.