Di Paola Aspri Non si può non rimanere incantati da uno spettacolo che ripercorre con la magia della musica la tradizione romana, trascinando nel vortice della passione anche chi non ne ha fatto parte. Grazie ad un grande maestro come Nicola Piovani che ne ha costruito l’ossatura scenica, interpretativa e musicale, “Semo o nun semo” diventa un cult teatrale da seguire e ripercorrere per le generazioni future. Non è solo uno spettacolo musicale, è Roma in tutta la sua interezza, con i vicoli, gli aneddoti, l‘indolenza degli abitanti che si trascinano con dolce fantasia nella monumentalità e bellezza della propria città. Basta un attimo e lo spettatore è coinvolto emozionalmente e visivamente dalla bravura e dalle canzoni di un tempo che fu, che mostrano la vivacità autorale, nonché struggente dei nostri antenati. E difficile liquidare in poche righe una messinscena fatta con amore da un romano doc come Nicola Piovani, vissuto tra gli odori e i sapori di una Roma sparita. Non è un caso che “Semo o nun semo” va in scena dal 2003 e tra gli spettatori puoi trovare affezionati cultori dello spettacolo, visto diverse volte con tutta la parentela al seguito. In scena attori di provata esperienza come Massimo Wertmuller, un cantastorie eccezionale che ci conduce per mano alla scoperta della romanità dall’epoca della festa di San Giovanni con il famoso festival a fine “800”, quando vinse la canzone “Le streghe”. E poi il grande Romolo Balzani, autore di brani indimenticabili che Wertmuller ce lo presenta con amabile ironia, visualizzandocelo come uno sbruffone talentuoso che gioca con la vita, ma diventa serio e inimitabile come cantautore. I pezzi più noti come “Roma nun fa la stupida stasera” , “Nina se voi dormite”, “Serenata sincera”, Barcarolo romano” fanno da cornice prestigiosa al ritratto della capitale. Spicca fra tutti la voce di Donatella Pandimiglio che con Nicola Piovani ha una lunga tradizione scenica (“Canti di scena” ne è un esempio) e da buona professionista accompagna gli altri ineccepibili cantattori sul palcoscenico come Carlotta Proietti e Sara Fois, giovani e valenti voci della nostra epoca. Una menzione particolare merita Pino Ingrosso, non romano di nascita che ha saputo integrarsi perfettamente nella cultura di altri tempi, immettendo nella musicalità dello spettacolo, una voce particolare che negli “Stornelli dispettosi” duelleggia con il gioviale e divertente Wertmuller, disturbando con falsetti appropriati la descrizione di un ritrattista d’altri tempi. I testi sono di Pietro Piovani e la magnifica orchestra è “Ensamble Aracoeli”. Si replica al Teatro Ambra Jovinelli fino al 6 gennaio.