Di Paola Aspri
Le emozioni non hanno età e non hanno fine, lo ha dimostrato Dario Ballantini nel bellissimo spettacolo “Da Balla a Dalla” – Storia di un’imitazione vissuta”. Sul palcoscenico del Teatro Sala Umberto, fino a domenica, per raccontarci il percorso di un grande artista che ha avuto in Ballantini oltre che un fan, un mito da emulare e da imitare. Infatti, il compianto Lucio è la prima imitazione che il trasformista/intervistatore ha portato come fiore all’occhiello in tutti questi anni e nel tempo ha coronato un’amicizia desiderata dai banchi di scuola, quando riempiva i suoi diari di testi e di schizzi del volto del cantautore. Ora in scena , insieme ad un gruppo musicale diretto da Stefano Cenci (ha arrangiato anche le musiche), si mostra tra Dario e Dalla, come un’unica persona, attraverso i brani che hanno reso celebre questo artista dalle sonorità e musicalità disparate. Difficile tenere testa ai cambiamenti repentini del genere musicale di Dalla, eppure Ballantini lo ha seguito sempre e lo ha amato senza tentennamenti, anche quando i suoi amici tradivano il genere con altri cantautori più in voga. Un percorso tra le canzoni più conosciute come “L’anno che verrà”, “4 marzo 1943” e poi “Quale allegria”, per calarsi in brani che si trasformano repentinamente come l’animo del cantautore, muovendosi tra poesia e una realtà immaginifica composta da squarci di attualità. Dario canta, si accalora e si trasforma sempre di più in Dalla, quando prende il sopravvento l’anima dell’artista a tutto tondo e allora cambia la sua faccia, la modifica come fa con i volti in una tela dove pennella le espressioni delle facce a lui care. Un pittore che colora in musica e parole l’esistenza del suo mito e narra la sua ascesa professionale, senza tralasciare gli incontri casuali e memorabili. E allora vengono fuori episodi cari, come quando Dalla cantò gratuitamente durante una mostra di arte figurativa di Ballantini e quando a Sanremo, per “Striscia la notizia”, Dario finiva nella sua camera da letto vestendosi di Gianni Morandi. Insomma una carellata di passato che rimane ancorato al presente e che lascia a chiusura sipario una emozione per sempre. Ballantini ha dato vita ad una vera e propria festa dove è stato ineguagliabile in tutti i suoi aspetti, da quello di imitatore a quello di cantante. Bravissimo e inesauribile sul palcoscenico, quando tra un pezzo e l’altro trasforma la sua immagine per regalare quella di Lucio, l’imitazione più riuscita e più sentita del suo repertorio. La regia è di Massimo Licinio. Da vedere.