Di Paola Aspri
Un vero cult teatrale “Uomini senza donne” che nel lontano 1988 vinse il premio Fondi e decollò come campione d’incassi in tutta Italia con una coppia di attori figli d’arte come Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi. Poi un film per completare il successo nel 1996 e oggi a distanza di anni, Angelo Longoni, autore e regista della pièce ci riprova con due giovani interpreti molto amati dalle donne e dal pubblico televisivo. Sia Ludovico Fremont che Valerio Morigi, provengono da fiction collaudate come “I Cesaroni” e “L’onore e il rispetto”, e si portano dietro la scia di una popolarità costruita negli anni. Angelo Longoni, autore e regista di tante fiction, testi teatrali e sceneggiature che si rifanno all’attualità e denunciano argomenti scottanti, non poteva che puntare su di loro. Lo spettacolo in scena in questi giorni al Teatro Golden non è un remake, ma un ‘attualizzata messinscena che ritrova i due personaggi di tanti anni fa, con i loro problemi esistenziali e sentimentali, con l’aggiunta di un precariato economico che rende impossibile la vita di tutti i giorni. Anche la scelta dei lavori destinati ai due giovani amici che condividono lo stesso appartamento, è lo specchio della contemporaneità: un musicista e uno scrittore, entrambi con il sacro fuoco dell’arte, ma non riconosciuti come dovrebbero, sempre alla ricerca di una stabilità che al giorno d’oggi è pura utopia. Diventa così difficile il dialogo fatto di recriminazioni, ansie, frustrazioni, il tutto ambientato in un luogo dove le diversità dei personaggi sono ben rappresentate (la batteria per il musicista e il computer per lo scrittore), e ognuno a suo modo contrasta l’altro per affermare le proprie convinzioni. E’ soprattutto un parlare di donne, di situazioni divergenti e il linguaggio degli attori diventa a tratti rabbioso e divertente a secondo delle situazioni che si vanno a creare.
Ludovico Fremont e Valerio Morigi, mostrano così le diverse personalità degli uomini di oggi, impauriti dalla possibilità di amare e di essere amati. La vita del musicista (Fremont) ha delle connotazioni alla Charles Bukowski, la bottiglia rimane sempre una consolazione al suo vivere, dopo una serata passata a suonare in un locale dove il proprietario ti paga con un assegno post datato, mentre lo scrittore sciupafemmine (Morigi), liquida l’ultima fiamma per interessarsi ad una nuova conoscenza. Entrambi gli interpreti sono bravissimi nell’evocare le crisi dei maschi che si ritrovano a convivere nella stessa condizione, per una scelta dettata dalla paura di diventare responsabili e una mancanza di prospettive socio-economiche. Bella commedia che non risente degli anni passati grazie alla rivisitazione di Longoni ai giorni nostri e alla scoppiettante recitazione di Ludovico Fremont e Valerio Morigi, complici dell’essere senza donne almeno sulla scena… Da vedere fino al 22 febbraio.