Al Teatro Ghione: Barbara De Rossi nei panni di Medea che fu interpretata dalla grande Anna Magnani

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Di Paola Aspri

Portare in scena “Medea” di  Jean Anouilh  è una grande scommessa, soprattutto perché il testo è quanto di più viscerale possa esistere. L’elemento femminile ha qui la sua importanza primaria nel denunciare i moti dell’animo umano e a riportare con assoluta sobrietà e senza nessuna salvazione la crudezza dell’essere umano. L’unico precedente nella storia teatrale è stato quello di Giancarlo Menotti che diresse la grande Anna Magnani e il 25 dicembre del 1966 al Teatro Quirino di Roma portò in scena un assunto di grande spessore esistenziale.

Ora a prendere le sembianze della Medea di Jean Anouilh è Barbara De Rossi, diretta da Francesco Branchetti che oltre a essere l’anima nera, interpreta il ruolo di Giasone, l’uomo per cui la donna dannata per l’eternità si strugge e per cui ha ucciso per esaltare la sua potenza di uomo di potere. Pochi elementi scenici accompagnano questa versione teatrale, ma è la musica, nonché il disegno luci a fare da cornice al dolore che è in ascolto del pubblico dal primo quadro. Medea appare da subito come una donna che ha perso tutto, soprattutto l’amore per Giasone, per cui ha ucciso in totale complicità, mettendo fine ai rapporti genitoriali, uccidendo un fratello e via via trascinandosi una esistenza dura, cruda, con la sola consolazione di un compagno maschilista e dedito solo alla sua edonistica realtà. Barbara De Rossi, da una interpretazione moderna e priva di orpelli alla sua Medea, esprime più volte con la fisicità e movimenti ripetitivi lo zig zagare della suo percorso vitale come un animale braccato.

Barbara De Rossi

Barba De Rossi in scena al Teatro Gione di Roma

Francesco Branchetti rientra in un Giasone molto istintivo, estremamente compreso nel suo essere uomo tormentato dai sensi di colpa, ma deciso a rendere la sua vita sgombra dal passato cruento. Momento assolutamente da non perdere quello del confronto tra Giasone e Medea, dove la ripudiata sente il peso della sua condanna e ricorda al compagno amato gli attimi di amore e di passione condivisa tra battaglie sanguinarie e tradimenti incancellabili. Una collerica esternazione di sentimenti contraddittori che evocano le passioni di entrambi che gli attori riescono a sviscerare in maniera ineccepibile, giocando sui contrasti caratteriali dei personaggi in scena. Tatiana Winteler (la nutrice) è bravissima nell’accompagnare la tuonante recitazione della De Rossi, compito non facile quello di dare vita un ruolo implosivo in una deflagrazione di stati d’animo. Lorenzo Costa è un Creonte convincente e Fabio Fiori riesce a muoversi in sintonia con gli altri attori. Una pièce convincente che riesce a dare l’humus autentico di un pezzo di storia teatrale. Una buona guida registica supportata dalla interpretazione carnale e generosa di Barbara De Rossi. Le scene e i costumi di Clara Surro sono perfetti per la messinscena. Da vedere al Teatro Quirino fino al 24 marzo.

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