Di Paola Aspri
Elena Russo è la protagonista insieme a Massimo Poggio, Laura Adriani e Andrea Standardi de “Il topo nel cortile”, testo e regia di Daniele Falleri, in scena al Teatro Ambra alla Garbatella. Una tragedia familiare dove lei interpreta il ruolo di Gianna, la mamma che pretende di risolvere a modo suo un problema di sua figlia. La Russo è partenopea e porta il fuoco sudista nel sangue, ama la sua terra e oltre a portarne i colori, indossa anche quella spontaneità e ironia tipica delle donne del Sud. Tante fiction all’attivo, tra cui “Orgoglio”, “Elisa di Rivombrosa”, “Sangue Caldo”, “Rodolfo Valentino”, “Furore”.
Il tuo ruolo è quello di Gianna.
È un personaggio che non consiglio nella vita alle donne. Proprio perché lo faccio voglio lanciare qualche messaggio in tal senso. Gianna fa tutto per la sua famiglia, si prende tutte le responsabilità lasciando in disparte il marito. È una commedia che fa ridere in parte, poi la pièce comincia a prendere un’altra piega.
Spesso nelle fiction interpreti il ruolo della cattiva. Ma nella vita tiri fuori questo aspetto di te?
Purtroppo no. E poi io penso che nessuno nasce cattivo, c’è una parte in alcuni di invidia che fa sembrare cattivi.
Nelle tue interviste spesso hai affermato che nellla passione non conosci limiti, sei pazza allo stato puro.
Prima nelle interviste lo dicevo spesso, ma ora sono cambiata, anni di analisi mi hanno fatto cambiare. Avevo un aspetto irruente di me che andava controllato. Da piccolina avevo impeti forti, come avere gesti un po’ violenti nei confronti dei miei fidanzati. Si cambia.
In Furore sei nel ruolo di Sofia. Sofia Loren è il tuo mito peraltro.
Si è vero lo è ancora e lo è stato dall’età di sei anni.
Qual è il ruolo che prediligi tra quelli interpretati nelle fiction?
Deve ancora venire, perché amo tanto questo lavoro che continuo a innamorarmi di altri personaggi. Mi piacerebbe però interpretare una monaca di monza, ma mi mancano ancora tanti altri caratteri.
Ti piaci come donna
Adesso si, da piccola ero complessata, ero convinta di non essere all’altezza. Oggi sono una felice quarantenne che sa di poter piacere senza eccedere.
Cosa ti è rimasto di Napoli?
Ognuno di noi ha delle caratteristiche di appartenenza e Napoli è una città dalle tinte forti. Ho combattuto per portare in scena la mia napoletanità, ma avevo paura di non essere capita e ancora oggi alcune battute non posso farle anche se ho vinto in parte la scommessa di essere un’attrice con il mio incipit partenopeo.
Qual è il piatto che prediligi?
La caprese, ma non ho ancora trovato il ristorante che la faccia bene a Roma.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.