La commedia più fischiata in questa 73esimo Festival di Venezia sembra essere stato “” che nella giornata di ieri, lunedì 4 ottobre, ha registrato il dissenso degli addetti ai lavori. Eppure dovremo fare il tifo per il cinema italiano, ma poco importa perché al pubblico è piaciuto ed è stato accolto con 10 minuti di applausi. C’è stato anche un critico che ha gridato alla vergogna in Sala, invece un altro in conferenza stampa lo ha salutato come una liberazione alla noia del concorso in sé.
Il film “Piuma” di Roan Johnson, regista anglo-pisano che ha presentato la sua opera nella selezione ufficiale del Festival finisce per diventare un caso che divide pubblico e critica, dandone un risalto maggiore rispetto a quello che si aspettava la sua anima nera. “Si parli male di me, purchè se ne parli potrebbe essere il motto”. “Partecipare al concorso – afferma Roan – con una commedia è un cosa anomala, ma lo reputo un attestato di stima per un tradizione che nella nostra tradizione è un lasciapassare in tutto il mondo. Noi siamo apprezzati per il nostro genere e invidiati in tutto il mondo.”
La commedia di Johnson si rifà alla vecchia tradizione della commedia, ma si fonde a modelli più moderni, come lo stile indipendente americano, alla “Little Miss Sunshine”, dove vince il sogno in un’epoca dove ci sono contraddizioni di sorta. Ma la troppa leggerezza in questo caso stride in un concorso abilitato per la sperimentazione e la ricerca di uno stile ben preciso.
Ha fatto discutere al Festival anche l’eliminazione dalla stessa competizione di due italiani che in questo caso avrebbero meritato di più. “Orecchie” di Alessandro Aronadio, è un film surreale che non ha ancora una distribuzione e poi “Invisibili” di Edoardo De Angelis passato nella sezione delle Giornate degli Autori. Il film “Piuma” ha preso tanti fischi ma il suo regista è più contento che in tanti abbiano riso. Il tema è quello del fertility day. “Il protagonista – dichiara il regista – è ingenuo, ma in testa ha una idea ben precisa ed è quella che la scelta di avere un figlio o di non averlo spetta alla donna. Però mi sa tanto che i politici ancora non l’hanno capito.”
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