Coppia d’assalto quella di Gaia De Laurentiis e Ugo Dighero per un testo che racconta un innamoramento forzato. In “L’inquilina del piano di sopra”, in scena al Teatro Golden, Sophie passa il 40esimo compleanno in una solitudine estrema, con tutti i rammarichi della sua condizione sentimentale che l’ha vista sempre sconfitta.
In un momento di forte depressione la donna pensa di farla finita, ma a salvarla dal gesto estremo c’è l’inquilino del piano di sotto, un uomo vissuto all’ombra di una professione che non le dà vivere, ma è il suo rifugio dal mondo chiassoso e poco similare al suo. Bertrand è contornato da una casa piena di pupazzi e meccanismi automatizzati che lui progetta con l’illusione che vengano messi sul mercato. L’incontro di due solitudini dà vita ad una commedia divertentissima dove la quarantenne è presa dalla speranza di fare suo l’uomo orso e cerca in tutte le maniere di sedurlo attraverso una cena internazionale che rende Bertrand ancora più insensibile al fascino femminile.
Tra litigi, riappacificazioni e irritazioni di ogni sorta i due si innamorano e prospettano un ménage a due che li renderà meno ostici alla realtà. A fare da contorno alla vicenda spumeggiante l’amica di Sophie, interpretata da una bravissima Laura Graziosi, che vive in Corsica e cerca di monitorare l’umore di Sophie attraverso telefonate soccorso. L’amica è il contrario dell’altra, vive in un divertimento assoluto e spinge Sophie a tuffarsi fuori di casa alla ricerca di qualcosa di travolgente. Nel finale i ruoli si scambiano e la sfrenata donna diventa una depressa perenne, perché lasciata dal compagno. A dare ritmo alla vicenda sono i due interpreti, affiatati come non mai nell’entrare in ruoli che vivono tra la ragione e il sentimento, tra l’essere e non essere.
Gaia De Laurentiis e Ugo Dighero sono eccezionali e il successo di questa commedia francese di Pierre Chesnot si deve alla frenetica attività dei due, in una scenografia molto divertente, composta da due habitat che denunciano le vite dell’altro, l’accumulatore e la neo-romantica, quasi un mercato delle pulci in piena regola dove il colore la fa da padrone per rendere meno tetro il loro vivere. La regia è di Stefano Artisunch che disegna con estrema maestria il pathos e la paradossale situazione dei personaggi dirigendolo come un buon direttore d’orchestra. Da vedere. Si replica fino al 23 ottobre.
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