È morto all’età di 90 anni, il Premio Nobel della Letteratura Dario Fo, dopo sette mesi di complicanze polmonari. Ha lasciato un’eredità immensa, più di cinquanta testi teatrali, scritti durante una vita fortunata. Lui amava ripeterlo spesso di essere stato baciato da una sorte benevola, accompagnato poi da una compagna di vita e di palcoscenico come Franca Rame che ha deliziato il suo percorso teatrale e culturale sposandone le ideologie politiche. Lui era un uomo di sinistra ed era considerato una voce fuori dal coro, capace di gridare attraverso monologhi teatrali stupefacenti, come “Mistero Buffo” il suo dissenso verso il potere, sbeffeggiarlo senza avere paura di niente. Lascia un grande vuoto Dario Fo, il suo sorriso inimitabile ce lo ricorderemo per lungo tempo e le sue improvvisazioni teatrali sono un vademecum prezioso per chi si affaccia al palcoscenico alle prime armi.
Gli anni dell’Accademia di Brera, piena di stimoli culturali che hanno formato Dario Fo, fino ai brutti mesi con la divisa della Repubblica di Salò per evitare di finire deportato. E poi la radio con i testi del “Poer nano” all’esordio al Piccolo Teatro con Franco Parenti e Durano fino all’unica esperienza cinematografica diretto da Carlo Lizzani che cuce per lui un ruolo perfetto
in “Lo svitato”. Ma il grande incontro è stato Franca Rame che era di una bellezza folgorante e che inchioda Dario con un bacio, dal momento che lui timidamente non osa avvicinarla. Un amore forte coronato da un matrimonio borghese nella Chiesa di Sant’Ambrogio e poi la nascita del figlio Anomalo bicefaloJacopo. Una unione passionale ma anche tormentata dai litigi. Il debutto a Canzonissima del 1962 gli costa la messa al bando per 14 anni dalla Rai Democristiana. Il successo di Mistero Buffo del 1969 lo ripaga dell’ostracismo Rai e tra Sacro e Profano racconta la storia della vita in tutte le sue sfumature. Il 1969 è la strage di Piazza Fontana e così inizia il periodo della tensione politica denominato “Strategia della tensione”. Dario scrive “Morte accidentale di un anarchico”, sulla morte di Pinelli e poi Il Fanfani rapito, Non si paga non si paga, Pum pum! Chi è? La polizia, Tutta casa, letto, chiesa, Clacson, trombette e pernacchi.
Sono gli anni arrabbiati della Palazzina Liberty, un teatro che aveva “Il nero dei titoli dei giornali”. In quel periodo la polizia fermava in ogni momento gli spettacoli di Dario Fo e quell’imprevisto Fo lo trasformava in farsa da quel grande professionista che era. Anni dopo il suo bersaglio è stato Silvio Berlusconi, ridotto a nanerottolo per “Ubu Bas”, omaggio al celebre personaggio di Alfred Jarry e poi trasformato in “Anomalo bicefalo” in una specie di Frankenstein con il corpo di Silvio e il cervello di Putin. Quando Franca Rame muore nel 2013, Dario perde un pezzo importante di sé e da lì in poi la sua esistenza si svolge stancatamente, anche se negli occhi celesti beffardi si intravede sempre la voglia di fare. Sono gli ultimi barlumi di un grande interprete del nostro secolo, il beffardo grande vecchio della cultura libera e indipendente. Ciao Dario, non ti scorderemo mai!
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