Era la sera del 16 aprile 2013, Lucia Annibali stava rientrando a casa. Un uomo incappucciato, in attesa appena oltre la soglia della porta, le lanciò addosso un liquido e scappò. La pelle iniziò a bruciare, a deformarsi, e in pochi attimi negli occhi entrò il buio: era acido. Dietro quel gesto c’era Luca Varani, l’avvocato con il quale aveva avuto una relazione tormentata e che aveva deciso infine di lasciare. L’uomo che qualche mese fa è stato condannato a 20 anni di carcere. Il 22 novembre su Raiuno andrà in onda “Io ci sono“, il film tratto dal libro che la Annibali ha scritto insieme alla giornalista Giusy Fasano, In cui racconta quel 16 aprile, e anche la sua rinascita. Nel film, diretto da Luciano Manuzzi, Lucia è interpretata da Cristiana Capotondi e alcune scene sono state girate proprio a Parma. La Capotondi si è sottoposta ogni giorno a tre ore di trucco, per tre mesi di girato. Una prova da attrice forte di quelle che non si dimenticano facilmente, a cui l’interprete ha dato vita non risparmiandosi e mettendoci cuore e sensibilità. Una storia di forte violenza, dove si racconta la vicenda della Annibali, una donna che si sentiva insicura e inadeguata nei confronti del suo uomo, un uomo che la pedinava ogni giorno e per otto mesi di seguito fino a diventare il suo aguzzino. “La Capotondi pensa che quando si ha a che fare con un amore malato bisogna solo scappare, l’amore malato è quello che depotenzia le aspirazioni e i desideri dell’altro fino ad annientarlo.” Oggi, la Annibali è cittadina onoraria di Parma ed è Consigliere Giuridico del Ministero delle Pari Opportunità, con una speciale attenzione alla violenza in genere.
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