Da lunedì 21 novembre va in onda in sei prime serate, “La mafia uccide solo d’estate”, ispirato al film di Pierfrancesco Diliberto. Il film del 2014, diretto dal regista esordiente Pif, gli ha reso un David di Donatello e un Nastro d’Argento. Rai1 racconta così’ la storia di una famiglia normale in una Palermo particolarmente turbolenta per quegli anni. Sono gli anni “70” a fare da cornice a questa vicenda che mescola tragedia e commedia per parlarci poi del nostro presente. Una serie che prende in giro i boss e restituisce all’umanità gli eroi dell’antimafia. La serie è coprodotta da Rai Fiction – Wildside e prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli. Pif, che è Arturo, ha fatto i dovuti ringraziamenti durante la presentazione della serie, al regista Luca Ribuoli (che ha diretto anche “L’allieva”) e a tutto il cast, a Claudio Gioè, nel ruolo del papà del piccolo Salvatore, ad Anna Foglietta, nel ruolo della moglie Pia, a Francesco Scianna, nella parte del cognato e zio di Salvatore, a Nino Frassica, nei panni di Frà Giacinto, padre spirituale della famiglia che nasconde un segreto. “
Sono felice – afferma Pif – perché i mafiosi potranno vedere con i loro occhi qualcosa che li smitizza. Loro non hanno certo il senso dell’umorismo. Mi ricordo quegli anni a Palermo, dove non c’era l’acqua e se andavamo ad una festa e pioveva dovevamo ritornare di corsa a casa per accendere il motorino dell’acqua”. Il soggetto è stato scritto da Michele Astori, Stefano Bises, Pif e Michele Pellegrini. Pierfrancesco Diliberto è l’ispiratore, nonché la voce narrante della serie. Lui racconta la vicenda dei Gianmarresi, una famiglia che è alle prese con i problemi di tutti i giorni, sentimentali, nonché lavorativi, ma di mezzo c’è qualcosa di più, c’è Cosa Nostra. È il 1979, anno in cui pullulano delitti eccellenti. Cosa Nostra colpisce uomini come Boris Giuliano (Nicola Rignanese). Il merito però Pif lo attribuisce a Peppino Impastato. “È grazie a lui se oggi si può prendere in giro la mafia senza che ti succeda niente. Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono dei miti, ma questo non deve essere un alibi per non fare niente. Potenzialmente tutti possiamo essere Borsellino nella nostra vita. E questo non riguarda solo i siciliani, la mafia non è più un problema solo del Sud”.
Plauso sulla serie da parte di Pietro Grasso, presidente del Senato, che ha ricordato anche che è ritornato per la prima volta al cinema nel 2013 dopo 24 anni proprio grazie a
“Un racconto fatto con una volontà di leggerezza che rende il compito ancora più complicato e arduo, soprattutto in un mondo, come quello attuale, che non ci sta portando verso la leggerezza”. Non ci resta che aspettare lunedì 21 e scegliere se andare sul “Selfie” di Simona Ventura su Canale 5 che certo non pecca come programma di leggerezza o andare su una serie che si culla tra leggerezza e storia profonda italiana.
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