George Michael, la star del pop melodico degli anni Ottanta e Novanta, muore a 53 anni

George-Michael-di che è morto
Standard

Scompare un grande della musica pop, George Michael. Lui se ne è andato pacificamente il giorno di Natale senza fare rumore nella sua casa d’Inghilterra. I soccorsi sono arrivati nel pomeriggio nell’Oxfordshire e hanno constatato da subito il suo decesso. Il suo manager, Michael Lippman ha affermato che si è trattato di un infarto. George era approdato al successo con il gruppo dei “Wham” diventando un fenomeno pop degli anni ottanta. Aveva conquistato tanti fan adolescenti riportando nell’epoca del post punk, la melodia. La sua musica era un fotoromanzo che giungeva attraverso i “Wham” nell’Inghilterra e si colorava di tinte new wave, tra dark, elettronica e new romantics. Michael scelse attraverso Andrew Ridgley di ripercorrere il pop leggero, però poi scelse due brani che furono leggendari come “Careless Whisper” e “Last Christmas” e entrano nel repertorio di ogni piano bar quando entrano in campo gli anni ottanta.

Insieme ai Spandau Ballet e i Duran Duran, George Michael entrerà nel podio del pop britannico di quell’epoca. I Wham durano poco però e George si distaccò dal gruppo perché voleva arrivare più in alto e ci riuscì prendendo le distanze da una stagione musicale che non gli interessava più e voleva dimenticare. La sua avventura da solista iniziò nel 1986 con un duetto con Aretha Franklin, voleva così ricostruirsi una verginità musicale e dimostrare di essere ancora più grande. Il suo albun nel 1990 “Listen without prejudice” chiedeva con il titolo l’attenzione che Michael meritava. Prendeva forma con quel disco la sua straordinaria miscela di pop, sesso, simpatia, sfrontatezza, talento, spettacolarità, soul music, abilità, che lo portò in pochi anni ad essere la pop star che ambiva e meritava di essere. Michael amava le luci del palcoscenico e sapeva portare il pubblico dalla sua parte, ma aveva messo il veto che nessuno dei soldi che guadagnava sarebbe amdato al Sud Africa razzista. E vanno ricordate le innumerevoli prese di posizione contro la politica di Margareth Tatcher ma anche contro quella di Tony Blair sull’Iraq, le molte battaglie in difesa dei diritti dei gay (anche se alcuni suoi colleghi omosessuali lo hanno spesso accusato di essere stato troppo “morbido” sulla materia), e anche la partecipazione al Live Aid e al Mandela Day. Nel 1991 e nel 1992 ci sono le sue esibizioni più leggendarie, quella allo stadio di Wembley con Elton John e quella al tributo per Freddy Mercury, quando canta in maniera magistrale “Somebody to love”.

Poi, dal 1992 al 1996 un lungo periodo di silenzio, dovuto ad una estenuante battaglia legale con la sua casa discografica, quindi nel ‘96 un nuovo, eccellente, album, “Older”, dove nelle canzoni oltre al pop e al soul c’era anche la verità della sua vita, delle sue paure e delle sue fierezze. Gli anni seguenti sono segnati da altri successi, dai duetti con Withney Houston, Stevie Wonder e molti altri, ma anche dal clamoroso arresto del 1998 a Los Angeles, quando un poliziotto in borghese lo arrestò in un bagno pubblico per atti osceni e l’artista, subito dopo rilasciato, ammise apertamente di essere gay.

Nel 1999 pubblica un bellissimo album di cover “Songs from the last century” e poi un ultimo album di brani originali nel 2004, “Patience”. Nell’ultimo decennio diversi singoli, molti concerti, ancora altri arresti (nel 2006 e nel 2010, per alcol e cannabis), poi due anni fa un ambiziosissimo progetto live, diventato un disco, “Symphonica”, tra interpretazione di classici e brani nuovi. Michael non era più quello di un tempo, aveva presao un’altra strada musicale, perché il pop secondo lui era una roba da giovani e non una gara di resistenza.

Commenti

Commenti