Elena Sofia Ricci, è una grande attrice che il tempo non ha scalfito nella sua freschezza. La spontaneità del suo essere donna e interprete la porta ad essere amata dal pubblico dei social e del piccolo schermo che la segue assiduamente nel ruolo di “Suor Angela” in “Che Dio ci aiuti 4” , la domenica su Rai1 in prima serata. Ha debuttato lo scorso anno alla regia di “Mamma mia bella!” e quest’anno lo ripropone al Teatro Marconi dal 19 al 29 gennaio con il trio Valentina Olla, Federico Perrotta e Sabrina Pellegrino. Il testo è di Sabrina Pellegrino e racconta come una donna in carriera trentasettenne, neo mamma, si lasci coinvolgere da personaggi probabili e devastanti che ne sconvolgono il vivere quotidiano. Elena Sofia Ricci come un buon direttore d’orchestra mette ordine nel subbuglio interiore ed esteriore del palcoscenico.
Lei, attrice in un ruolo pionieristico, quello della regista, ma si è mai rammaricata di qualche parte rifiutata?
No, anche se mi dispiace di non aver fatto “Revenge” con Kevin Costner e Anthony Queen, ma c’erano dei motivi validi per riifiutare, poiché la Colombia Pictures mi voleva in esclusiva per cinque anni e durante quel periodo non dovevo più lavorare in Italia e rimanere in America, accettando senza replicare tutto quello che mi veniva proposto. Mi è sembrata una cosa inaccettabile, mi è dispiaciuto, ma nel complesso non ho nessun rimpianto poiché essendo una donna libera non volevo essere condizionata nelle scelte artistiche. La mia vita professionale è contraddistinta dalla libertà, facendo sempre slalom tra un ruolo e un altro, cambiando continuamente registro recitativo e cercando di non ripetermi mai.
Nella vita è come sul palcoscenico?
Io non sono così brava a recitare nella vita come sul palcoscenico. Gioco in pubblico quando c’è un tappeto rosso da attraversare e allora lì faccio la diva a tutti gli effetti, in casa sono il più naturale possibile. In famiglia quando sto bene e sono serena faccio la stupidina. A mia figlia Maria le piace molto quando mi comporto così e faccio le imitazioni, invece quando canto mi detesta, forse perché sono stonata. Mio padre diceva sempre che l’attore per definizione è cretino ed io ho fatto in modo di non deluderlo…
Lei è madre di due figlie, Emma e Maria, cosa non dovrebbe mai mancare ad una figlia per ritenersi tale?
L’amore e il rispetto per la propria originalità. Le madri hanno a volte il difetto di far diventare i propri figli a loro immagine e somiglianza per soddisfare il proprio ego.
Cosa rimprovera all’uomo di oggi?
L’uomo in questo momento storico vive un confronto con la donna frustrante, non è stato capace di adeguarsi all’evoluzione storica e non è preparato ad avere accanto una donna alla pari, autonoma che non ha bisogno della sua presenza continua. Mi piace ricordare una frase di Macbeth: “La mia ambizione è così grande e cosi forte, come uno che è in sella ad un cavallo, prende una spinta e cade rovinosamente.” La donna è in questa affermazione, perché negli anni della rivendicazione femminile, siamo cadute dall’altra parte, abbiamo esagerato. Adesso dobbiamo ritrovare un equilibrio, una centralità, il nostro essere donna non deve essere virile.
A quale dei ruoli che hai interpretato è più legata?
La prova di attrice più importante e sentita è stata quella in “Come tu mi vuoi” di Pirandello, diretta da Armando Pugliese. Quello fu uno spettacolo clamoroso cui sono molto legata ed è stata una grande prova d’attrice.
Se non avesse fatto l’attrice cosa avresti fatto?
La psicanalista. Avrei voluto fare medicina per fare psichiatria, perché sono affascinata dalla mente. Fare l’attrice e la paziente, mi ha ripagato in parte di questa voglia e desiderio di conoscere l’animo umano.