I fantasmi di Portopalo anticipazioni seconda ed ultima puntata

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Dopo l’esordio con un ottimo riscontro di pubblico, circa il 24%, Rai1 si appresta a mandare in onda la seconda ed ultima puntata della miniserie “I fantasmi di Portopalo” che vede protagonisti Giuseppe Fiorello e Giuseppe Battiston rispettivamente nei ruoli di Saro Ferro e Giacomo Sanna.

Ecco le anticipazioni della puntata conclusiva.

Un giorno, mentre Saro torna a casa in vespa, viene aggredito da due motociclisti che lo speronano facendolo volare dalla scogliera. Il nostro pescatore si salva per miracolo. Se Saro pagasse solo di sua tasca, però, non ci penserebbe un attimo ad andare avanti. La sua esitazione subentra quando capisce che il prezzo lo sta pagando anche la sua famiglia. Emanuele, che ha la passione per la musica, viene cacciato dal parroco dalla sala parrocchiale nella quale suona assieme ai suoi amici. Meri, che sogna di fare l’attrice, si trova a fronteggiare l’insinuazione che suo padre si sia fatto pagare dal giornale in cambio di favori per la carriera della figlia. Lucia, che insegna in una scuola media, scopre che alcuni genitori avrebbero chiesto il suo allontanamento dall’istituto. Per la prima volta Saro vorrebbe veramente mollare, magari addirittura andarsene dal paese. Ma sua moglie si dimostra tenace: lei non ha alcuna intenzione di darla vinta ai compaesani, semmai sono gli altri a doversi vergognare, e non loro. i fantasmi di portopalo fiorelloAndranno avanti fino a che non avranno vinto quella battaglia. Il modo più diretto per spuntarla è quello di ritrovare il relitto della nave fantasma. Un recupero di quelle proporzioni è molto costoso e Sanna fatica a farsi autorizzare la spesa dal giornale. Nel frattempo la sua inchiesta lo porta a scoprire che c’è un altro testimone di quel naufragio, Shakoor, un superstite che vive nel centro Italia. Decide di andarlo a trovare e porta con sé Saro e Fortunato, e quando i due indiani si incontrano è un abbraccio toccante in cui Fortunato ha la certezza di avere conosciuto Shakoor proprio su quella nave. Anche Shakoor si ricorda di lui, ma con un soprannome, Baggio, che gli è stato dato per una maglietta della nazionale italiana che non si toglieva mai. Ma si ricorda anche del naufragio, delle grida di terrore dei suoi compagni. Dei morti. Il corso della memoria è ormai inarrestabile in Fortunato, che a poco a poco ricorda di essere scappato da quella nave prima del naufragio e di avere abbandonato il suo più caro amico, Anpalagan Ganeshu, che è proprio il ragazzo della carta d’identità. Finalmente ricorda di avergli lasciato la sua maglia di Baggio in segno d’affetto, prima di gettarsi in mare.
E quando finalmente Sanna riesce a farsi finanziare un minisommergibile col quale recuperare il relitto, Giacomo e Saro si sentono a un passo da quella giustizia per cui si stanno battendo. Anche per Fortunato il ritrovamento del relitto potrebbe significare molto: sapere finalmente che cosa è successo ai suoi amici, scoprendo se si sono salvati come spera. Mettere pace nel suo cuore, tormentato dal senso di colpa per essere scappato lasciando Anpalagan in pericolo.
E infine il minisommergibile riesce a catturare le immagini del relitto. Eccolo, è esattamente dove diceva Saro, ed è il natante affondato la vigilia di Natale del ‘96 portando con sé negli abissi 283 persone. Ed è la dimostrazione che tutto quel che ha sostenuto Saro e che Sanna ha scritto sul suo giornale è vero: molti di quei 283 corpi si erano impigliati nelle reti e i pescatori li avevano rigettati in mare, per paura di subire l’assurda punizione della burocrazia e della politica che non aveva alcun interesse che si parlasse di quella storia.
Insomma, i nostri sembrano avere vinto, ma con l’amaro in bocca. Prima di tutto perché nessuno dei colpevoli di quella strage, un gruppo di scafisti e armatori che hanno nome e cognome, pagherà mai per quei morti. In secondo luogo perché l’ostilità dei portopalesi verso Saro e la sua famiglia non cesserà neanche davanti all’evidenza. E infine perché tra le immagini catturate sotto il mare dal minisommergibile c’è quella di una maglia della nazionale italiana col nome di Baggio. Quella maglia che Fortunato aveva ceduto all’amico e che il ragazzo indossava al momento del disastro. Resterà però la coscienza rinfrancata di Saro che ha permesso, col suo gesto coraggioso di denuncia, di restituire dignità ai molti morti e alle loro anime, e ha rappresentato un grandioso esempio di dovere civico. Resterà la passione di Sanna per il suo lavoro di giornalista, che lo porterà a lanciare con le sue righe una sfida ai potenti di Portopalo, che in fondo sono i primi mandanti di quell’omertà. Resterà un gruppo di tamil, indiani, pakistani venuti da lontano per gettare petali di fiori nel punto in cui i loro cari sono morti, e ai quali ora possono dedicare un pensiero. Resterà la memoria. Che non è solo quella che Fortunato ha recuperato, ma anche la nostra che finalmente abbiamo avuto modo di conoscere questa storia sepolta in fondo al Mediterraneo.

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