Al Teatro Sala Umberto “L’Ispettore Drake e il delitto perfetto”

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Lo spettacolo che è in scena in questi giorni al Teatro Sala Umberto, “L’Ispettore Drake e il delitto perfetto” esula dalle altre rappresentazioni teatrali che sono in cartellone. Ha più di una marcia in più il testo di David Tristram che è stato adatto e curato registicamente da Sergio Assisi. Partendo da un plot anglosassone, Assisi mette l’inventiva partenopea e la divertente disgressione del non sense, in certi momenti, per evocare un pasticcio all’italiana che piace molto al pubblico, ma anche agli addetti ai lavori. Il merito della rappresentazione non è solo quella di essere stata modificata nei punti giusti, ma anche nella perfetta partecipazione dei suo attori, tutti in linea con i personaggi e che ben si sposano nelle rispettive follie sul palcoscenico. Sergio Assisi è nelle vesti dell’Ispettore Drake che deve far luce su un difficile caso di omicidio. Tutto si svolge nella casa del Dottor Short, interpretato da un fenomenale Luigi Di Fiore, che sembra abbia ucciso la sua quarta moglie, ma poi sopraggiungono a complicare la situazione due donne che asseriscono essere entrambe figlie del Dottore, ma chi mente e dice la verità? La pièce è tutto un equivoco messo su ad arte con colpi di scena continui che viaggiano nella demenzialità più assoluta in alcuni frangenti. In certi momenti sono evocati momenti di cinema d’altri tempi e citazioni d’autore, tra Hitchock e i film senza sonoro con il sergente Plod che fa il verso ad un Buster Keaton rivisitato e corretto, con facce e mimiche spassosissime. Inoltre anche la scenografia di Roberto Crea contribuisce a regalare quel tocco di pazzia: un telefono rosso di dimensioni stratosferiche che i nostri protagonisti faticano non poco ad usare quando devono telefonare, una finestra a vetri ostile all’Ispettore Drake che si ritrova in men che non si dica catapultato in giardino con conseguenti ferite e contusioni. L’esagerazione dell’essere e dell’apparire in scena è una costante per rendere il pubblico divertito e contento. Tutto diventa gioco e anche lo spettatore gioca con i personaggi della commedia, coinvolto dalle gag. Sergio Assisi è bravissimo a dare vita ad un ruolo eccentrico, con surreali asserzioni che mal si addicono ad un ispettore in carne ed ossa, ma diventano veritiere in un’ambientazione di follie collettive. Sopra le righe ed eccezionale nel suo macchiettistico apparire e nelle affermazioni stralunate da napoletano doc, Francesco Procopio, nei panni del Sergente Plod, un saltimbanco della scena con trovate che il pubblico accoglie con risate continue. Fabrizio Sabatucci si veste al femminile mettendosi nei panni della figlia del Dottore e regalando una prova d’attore perfetta con punte di ironia che ricorda la commedia all’italiana degli anni 60, quando Vittorio Gassman in un episodio di “Se permette parliamo di donne” era nel ruolo di una donna.  Non da meno Beatrice Gattai, nel personaggio della figlia che mente, svagata e seduttrice al tempo stesso. Sergio Assisi ha costruito una perfetta macchina scenica, osando qualcosa di diverso dal solito e accomunando la rigidità dello humour inglese alla goliardia italiana. Si esce dal Teatro Sala Umberto con la consapevolezza di aver passato due ore godibilissime, senza aver sbadigliato neanche per un secondo. Da vedere. Si replica fino al 19 marzo.

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