L’idea di rinchiudersi in un teatro per l’arrivo dei morti viventi, sembra uscito da un film horror e, invece, sono Marco Presta e Max Paiella a dar vita in palcoscenico al Teatro Olimpico ad un divertente excursus sui mali del nostro tempo, immaginando di esiliarci da tutto questo nel tempio di una cultura che sta svanendo piano piano. “Zombie”, scritto da Marco Presta e Fabio Toncelli che ne cura anche la regia, è un pullulare di sketch pilotato in maniera paradossale dal duo che si ritrova spesso e volentieri ogni mattina sulle frequenze di Radio 2 per “Il ruggito del coniglio”. A tratti lo spettacolo diventa slegato dalla trama originaria, ma è nello stile dei protagonisti a cui piace confondere le idee allo spettatore trascinato nelle dialettiche improvvise dei loro siparietti.Il tema è ricorrente e va a provocare gli usi e costumi del nostro tempo, gente che è presa dal successo facile, dai facili stereotipi, da una mondanità senza senso, dal vip che fa di tutto per accontentare i suoi fan, anche la possibilità di diventare ridicolo a sé stesso. Max Paiella e Marco Presta inventano quadri e situazioni che si rifanno alla quotidianità esasperandola per dare modo allo spettatore di riflettere sull’oggi. Esilarante il quadro che si rifà al film “L’esorcista”, dove Paiella diventa la Linda Blair dei nostri tempi, invasato dal facile consumismo della mondanità con i due esorcisti che tentano di riportarlo alla normalità di una vita popolare. C’è anche il rischio che Shakespeare ritorni a reclamare il suo successo, ma che un produttore lo metta a fare scalette per registi e autori emergenti al suo confronto. Insomma tutto è rivedibile e ridibile, accompagnato dalle musiche del bravissimo Attilio Di Giovanni che si associa spesso e volentieri all’interpretazione musicale dell’intrepido e strepitoso Paiella, sempre sorprendente nelle sue imitazioni musicali e divagazioni tra parole e musica. Marco Presta è imperturbabile nella sua satira feroce contro la società e come sempre è un perfetto esaminatore dell’attualità e del suo essere controcorrente. Da vedere, anche se in certi frangenti la continuità narrativa sembra un optional. Si replica fino al 9 aprile.
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