Questa sera su Rai 1 in prima tv va in onda “Lasciati andare”, per la regia di Francesco Amato con Toni Servillo, Verónica Echegui, Carla Signoris, Luca Marinelli, Pietro Sermonti. Il film ha ottenuto 3 candidature e vinto un premio ai Nastri d’Argento, In Italia al Box Office Lasciati andare ha incassato 1,8 milioni di euro . Elia Venezia è uno psicanalista che cura i suoi pazienti anche attraverso l’ipnosi. È pigro, indolente e la sua taccagneria non riguarda solo il denaro ma anche le energie vitali, che conserva come se dovessero servirgli per qualche esistenza successiva. Anche il suo rapporto con la moglie Giovanna, da cui è separato in casa (ma l’appartamento in cui abitano è diviso strategicamente in due), sono improntati alla passività: lei gli lava la biancheria, gli cucina il polpettone e il venerdì lo trascina a teatro. Ma quando la ghiottoneria e il sovrappeso rischiano di creare ad Elia seri problemi di salute, lo psicanalista si vede costretto a fare ciò che detesta con tutto sé stesso: un po’ di esercizio fisico. Ad allenarlo sarà una improbabile personal trainer, la spagnola Claudia, sciroccata sempre pronta a cacciarsi nei guai ma dotata di una capacità speculare a quella di Elia: lui ristruttura le menti, lei i corpi. Inutile dire che la strana coppia finirà per rivelarsi una preziosa società di mutuo soccorso, e che fra Elia e Claudia nascerà una grande amicizia. Al suo terzo lungometraggio di finzione dopo Ma che ci faccio qui! e Cosimo e Nicole, Francesco Amato si cimenta con questa urban comedy cucita addosso a Toni Servillo che presta ad Elia la sua fisicità leggermente appesantita e il suo disincanto esistenziale. Carla Signoris è nel ruolo di Giovanna, campionessa di saggezza e di ironia: galleria che trova la sua espressione comica più alta in Luca Marinelli, ormai consacrato nell’olimpo degli interpreti più versatili del grande schermo nazionale, qui nei panni del patetico Ettore, un buono a nulla malinconico e balbuziente. Nota di merito anche per Giulio Beranek nei panni di un calciatore che avremmo voluto vedere più spesso in scena, e Vincenzo Nemolato in quelli di Yuri.
La sceneggiatura, firmata da Francesco Bruni e Davide Lantieri, oltre allo stesso Amato, è agile e misurata.
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