Questa sera su Iris va in onda “Sully”, per la regia di Clint Eastwood con Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Linney, Anna Gunn, Autumn Reeser, Sam Huntington.Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office Sully ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 6,9 milioni di euro e 2,2 milioni di euro nel primo weekend. Il 15 gennaio 2009 un aereo della US Airways decolla dall’aeroporto di LaGuardia con 155 persone a bordo.
L’airbus è pilotato da Chesley Sullenberger, ex pilota dell’Air Force che ha accumulato esperienza e macinato ore di volo. Due minuti dopo il decollo uno stormo di oche colpisce l’aereo e compromette irrimediabilmente i due motori. Sully, diminutivo affettivo, ha poco tempo per decidere e trovare una soluzione.
Impossibile raggiungere il primo aeroporto utile, impossibile tornare indietro. Il capitano segue l’istinto e tenta un ammarraggio nell’Hudson. L’impresa riesce, equipaggio e passeggeri sono salvi.
Eroe per l’opinione pubblica, tuttavia Sully deve rispondere dell’ammaraggio davanti al National Transportation Safety Board. Oggetto di un’attenzione mediatica morbosa, rischia posto e pensione. Tra udienze federali e confronti sindacali, stress post-traumatico e conversazioni coniugali, accuse e miracoli, Sully cerca un nuovo equilibrio privato e professionale.
conflittuale.
Tom Hanks, everyman umanista del cinema classico, incarna in faccia alla commissione d’inchiesta, obbligatoria in caso di incidenti, il fattore umano, la scintilla dell’esperienza, l’essenza nobile del lavoro fatto semplicemente come dovrebbe essere fatto. Non per denaro, non per gloria, non per vanità, non per approvazione.
Sully resta nondimeno un film intimo, svolto nella testa del suo protagonista. Quello che ha fatto ‘in emergenza’ è inseparabile da quello che immagina, sente, conosce. Eastwood ricostruisce con lucidità l’esperienza e le attitudini del suo eroe, l’esordio giovanile, gli anni nella Air Force, perché è su quella pratica e su quella competenza che Sully decide di prendere la via del fiume. Con Sully e dopo Flags of Our Fathers e American Sniper, il regista interroga di nuovo la nozione ambivalente di eroismo che è al cuore dell’immaginario americano. Come Zemeckis (The Walk) prima di lui, recupera la gravità dell’iconografia storica US, l’immagine depositata nella coscienza collettiva e la compensa, risvegliando Sully dall’incubo e suturando le ferite di New York.
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