Questa sera va in onda in seconda serata “I love radio rock” su Italia 1, per la regia di Richard Curtis con Philip Seymour Hoffman, Bill Nighy, Rhys Ifans, Nick Frost, Kenneth Branagh.
A metà anni ’60, nella rigida Inghilterra che si stava risvegliando grazie alla Swinging London, i neo denominati teenager trovavano una scappatoia dalla severa realtà ascoltando le radio pirata che, a differenza della BBC, trasmettevano canzoni rock e pop ventiquattro ore al giorno. Spaventato dall’influenza che quella musica ribelle e trasgressiva poteva avere sui giovani e giovanissimi, l’austero ministro Dormandy (Kenneth Branagh) decide di avviare una personalissima battaglia per farle chiudere e affida a Twatt (Jack Davenport) l’onere di trovare un cavillo legale che possa servire al suo scopo. Nel frattempo, al largo del Mare del Nord, gli otto dj “ricercati” capitanati da Quentin (Bill Nighy), accolgono il figlioccio del capo Carl (Tom Sturridge) che è appena stato espulso da scuola. A bordo della nave di Radio Rock Carl scoprirà i valori dell’amicizia e dell’amore e diventerà grande.La musica è il motore dell’azione di I Love Radio Rock, la brillante e ispirata commedia di Richard Curtis che ripercorre un’epoca di forte contrasto politico-sociale, esaminando da una parte il rigore dei colletti bianchi e dall’altra la voglia di libertà dei giovani. Negli anni in cui la radio rappresentava un momento di raccoglimento collettivo, l’americano Conte (Philip Seymour Hoffman) e il suo rivale inglese Gavin (Rhys Ifans) – “pirati” che vivevano letteralmente per la musica – facevano sognare gli ascoltatori con le loro storie personali e tanto rock’n’roll. Dopo aver invitato a nozze lo scapolo di Hugh Grant in quei Quattro matrimoni e un funerale che lo resero celebre dentro e fuori il grande schermo, averlo fatto innamorare di una star americana a Notting Hill e averlo vestito da ministro in Love Actually, il regista neozelandese si libera del suo attore feticcio per scrivere e dirigere il suo film più personale. Giocando con l’iconografia rock – che tramuta la copertina originale di Electric Ladyland di Jimi Hendrix in una scena “orgiastica” – Curtis manifesta tutto il suo amore per la musica e nella fattispecie per il periodo più straordinario per il pop britannico. La storia dei dj isolati su una nave in nome della libertà – il loro battersi per la causa, la sana follia, gli intrecci, l’amicizia e la rivalità – è commovente quanto esilarante nella messa in scena. Puntuale, come le battute più taglienti del Conte di Philip Seymour Hoffman (eccelso nella sua performance), è la colonna sonora che funge da duplice protagonista. Ora descrive alla perfezione il periodo in cui è ambientato il film, traducendo i sospiri delle giovanissime fan, ora muove i fili della trama sostituendo la narrazione con brani mirati cui testi colgono nel segno e sferrano un colpo dritto al cuore.
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