Questa sera su Rai 4 va in onda “A-Team 2010”, per la regia di Joe Carnahan. con Liam Neeson, Bradley Cooper, Sharlto Copley, Quinton ‘Rampage’ Jackson, Jessica Biel.
Messi insieme con sapienza dal colonnello Hannibal Smith sono la squadra più affidabile ed efficiente dell’esercito americano a cui vengono affidate le missioni che paiono irrisolvibili. Un tradimento inaspettato però li trasforma in fuorilegge, costringendoli ad un’evasione e a lottare per dimostrare la propria innocenza in una giungla in cui è impossibile distinguere gli amici dai nemici. Non è una storia dell’A-Team ma la storia di come l’A-Team sia diventato quello che conosciamo.
Fare dell’omonima serie TV un film poteva essere un’impresa anche più improbabile delle omologhe compiute su Starsky & Hutch o Charlie’s Angels, invece Joe Carnahan, applicando il suo registro vorticoso e ipertrofico, azzecca il taglio giusto e confeziona un film indirizzato ad un target tredicenne ma diretto con un’abilità tale da conquistare anche l’adulto pronto a regredire. Infantile ma con stile. Ibridando con molta forza il cinema d’azione cartoonesco con la commedia americana, grazie a pesanti iniezioni di ironia e umorismo da one-line, A-Team riesce ad essere sufficientemente basso da andare a pizzicare gli istinti più gretti e contemporaneamente sufficientemente magistrale da vincere la ritrosia e i pregiudizi verso questo tipo di prodotti di un pubblico più smaliziato.I personaggi cardine della serie sono più o meno come li si ricorda, tranne Sberla il quale, probabilmente in virtù della potenza mediatica in continua ascesa dell’attore che lo interpreta (Bradley Cooper), viene piegato per diventare il vero protagonista. Bello e sofisticato come nella serie ma anche uomo d’azione ironico e potente come James Bond, Sberla è l’unico personaggio minimamente approfondito, che sviluppa una storia d’amore e che nutre obiettivi personali al di là di quelli del collettivo.
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