Questa sera su Rai 4 va in onda “Veronica”, un film di Paco Plaza. Veronica è una quindicenne che vive con la madre, due gemelle e un fratello minore nella Madrid del 1991.
Ama la rock band Héroes del Silencio, di cui indossa una T-Shirt e ascolta la loro hit di quegli anni “Maldito duende“. Dopo la morte del padre, la madre lavora moltissimo e quindi è spesso assente, così la cura dei figli più piccoli è una responsabilità di Veronica. La ragazza è anche appassionata di occulto e quando, con le amiche, durante un’eclissi solare, prova a contattare lo spirito del padre con una tavoletta Ouija, scatena una forza soprannaturale e minacciosa su di sé e la sua famiglia. Nel riferimento a un’indagine reale, da cui però il film si distanzia moltissimo, c’è l’intento di collocare la storia in un luogo e in un periodo preciso: la Spagna prima delle Olimpiadi. Si racconta la trasformazione di una ragazza in una donna e credo che in quell’anno anche la nazione ebbe il proprio momento di passaggio, entrando nei tempi moderni. È stata la svolta che ha segnato la fine del post-franchismo e l’inizio di una democrazia consolidata. Presentato al Festival di Toronto e candidato in patria a ben sette Goya, tra cui ha vinto quello per il miglior sonoro, Veronica non va confuso con l’omonimo thriller messicano che si trova sempre su Netflix, dove l’unica distinzione è la grafia del titolo con l’accento acuto sulla ó. Il film segna il ritorno del co-regista di [REC], Paco Plaza, che non realizzava un lungometraggio da [Rec]³ – La genesi del 2012. Questi anni non l’hanno allontanato dall’horror, anche se al posto dei simil-zombie della precedente serie qui abbiamo presenze spiritiche, superstizioni sull’eclisse e suore cieche ma allo stesso tempo veggenti, tutti elementi che immergono felicemente il film nel territorio del fantastico.
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