Questa sera su 20 Mediaset va in onda “Ninja Assassins”, per la regia di James McTeigue con Rain, Naomie Harris, Ben Miles, Rick Yune, Randall Duk Kim, Sung Kang. In Italia al Box Office Ninja Assassin ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 354 mila euro e 139 mila euro nel primo weekend.
Educato e addestrato fin da piccolo all’arte del combattimento ninja dallo spietato clan Ozunu in uno scenario da Tana delle Tigri Raizu ha deciso, una volta raggiunta la maturità, di ribellarsi al destino di killer a pagamento per conto dei governi internazionali scritto per lui dal clan. Braccato dal resto del mondo ninja e condannato come loro a vivere nell’anonimato e nell’oscurità decide di aiutare Mika, poliziotta dell’Europol stanziata a Berlino che indaga sui legami tra questi ninja che nessuno ha mai visto e alcuni misteriosi omicidi. Con lei cercherà la sua vendetta legale e morale.Se in questi anni qualcosa è cambiato nel modo in cui percepiamo il cinema di genere, di nicchia, di settore, di serie B o semplicemente di arti marziali lo si capisce da Ninja assassin titolo che non si vergogna di essere chiaro e diretto (viva la faccia!) e di riproporre con estetica e idee moderne un classico intramontabile: il percorso di vendetta di una macchina di morte dal cuore tenero dietro l’espressione immutabile addestrata da un maestro inflessibile e ribellatosi dopo la morte del suo unico amore.Siamo nel post-tarantiniano, un cinema di arti marziali che cerca una dimensione estetica, punta alla coolness dei suoi personaggi maledetti e ruba soluzioni visive a Kill Bill ma con classe e rispetto, che giustamente abusa di violenza sangue e iperboli d’azione, e che in sostanza non si vergogna di essere quello che è. Ma se il film di Tarantino tentava una riflessione complessa, metacinematografica e anche ironica sul ruolo e il significato di quel genere Ninja assassin è quel genere, differenza sottile ma fondamentale tra serie A e serie B.
Divertente in molti sensi diversi il film rivela nel finale la sua essenza statunitense nel modo in cui trasporta la natura e la filosofia orientale (alla buona) in un contesto occidentale per far trovare al proprio protagonista quella soddisfazione e quella giustizia che in patria (tra fustigate sulle piante dei piedi e baci rubati sotto piogge torrenziali) non riusciva a trovare.
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