Questa sera su Rai 4 va in onda “The Deep”, per la regia di Baltasar Kormákur con Ólafur Darri Ólafsson, Joi Johannsson, Þröstur Leó Gunnarsson, Björn Thors, Stefán Hallur Stefánsson. In Italia al Box Office The Deep ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 17,9 mila euro e 11,9 mila euro nel primo weekend. Sull’isola di Heimaey, al largo delle coste islandesi, Gulli e compagni alzano il gomito e aspettano domani per prendere il mare. Pescatori senza fortuna gettano le reti ma pescano rocce. Incagliate in profondità, le reti bloccano l’argano e rovesciano il peschereccio. Le acque gelide dell’Atlantico non lasciano scampo ai pescatori che muoiono uno dopo l’altro. Solo Gulli sembra miracolosamente resistere al freddo dell’oceano. Deciso a restare vivo, nuota fino alla costa che raggiunge sei ore dopo, diventando un eroe nazionale e un fenomeno scientifico (e mediatico) ancora senza spiegazione. È uno dei superpoteri del cinema, attestato nel 1896 dalla fuga degli spettatori davanti a L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat. Di quel superpotere, quello di ‘gelare il sangue’, i film di Baltasar Kormákur sono in qualche modo gli epigoni. Era già successo nel 2015 con Everest, cronaca tragica della spedizione del 1996, accade di nuovo con Profondo, cronaca di un naufragio prodigioso. Per chi ha sognato un giorno di raggiungere le nevi perenni o di provare il brivido di un tuffo in acque gelate, la filmografia dell’autore islandese rappresenta un surrogato ideale e sicuro per una scalata o per un’immersione. In verticale o in orizzontale la vertigine nel suo cinema è decisamente fisica.Girato nel 2012, prima di Everest (2015), ma arrivato sui nostri schermi sette anni dopo, Profondo scarta come il suo doppio la filosofia e si concentra sulla sopravvivenza del suo eroe. Pescatore o giuda alpina, il regista si appassiona agli uomini che si ingegnano e battono fino alla fine per sopravvivere senza interrogarsi troppo sulle ragioni per cui continuano a lottare.
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