Questa sera su Iris va in onda “L’ultimo Samurai”, per la regia di Edward Zwick con Tom Cruise, Ken Watanabe, William Atherton, Billy Connolly, Seizo Fukumoto, Timothy Spall.
Il film ha ottenuto 3 candidature a Premi Oscar, 2 candidature a Golden Globes, 1 candidatura a SAG Awards, Il film è stato premiato a AFI Awards, In Italia al Box Office L’ultimo samurai ha incassato 18,1 milioni di euro. Storia del Capitano Algren del 7° cavalleggeri e del suo coinvolgimento nell’epopea che decretò l’ingresso della civiltà nipponica tra le moderne potenze militari. Il prezzo da pagare fu mettere fine alla millenaria tradizione dei samurai, guardia scelta dell’Imperatore, guidata nel suo canto del cigno da Katsumoto, grande guerriero. Algren, prigioniero dei samurai, conosce un mondo fondato su valori dimenticati che imparerà ad amare. The Last Samurai porta la firma di Tom Cruise più che del suo regista, Zwick, che si conferma un discreto mestierante: la sua è una regia senza impennate né cadute, prevedibile ma godibilissima. Nel complesso il film è molto curato e la minuziosa rappresentazione di una cultura a noi così lontana tiene alta l’attenzione fino alla fine, nonostante le due ore e mezzo di durata complessiva. Visivamente prezioso, risaltano purtroppo tre pecche troppo comuni al cinema hollywoodiano di oggi: la morale “a la Rocky Balboa” eccessivamente pervasiva e al limite della nausea; i dialoghi macchinosi e senza mai un guizzo; come mai per quanto venga riconosciuta la grandezza morale altrui (nel caso specifico il samurai) c’è sempre un americano che è un pochino più grande? Cruise come attore non è mai stato un granché: il suo vertice lo ha raggiunto con Eyes Wide Shut; però è un produttore lungimirante e sa quando praticare l’understatement: la scelta di comprimari brillanti, tra cui spicca l’incredibile Watanabe (un premio Oscar sarebbe quanto meno necessario, vista la sua gigantesca interpretazione del leader Matsumoto) è indicativa in questo senso. Del resto, chi mette il grano, può anche permettersi determinate ingerenze… e anche questo film non cede alla regola: la volontà dell’attore di dirigere il regista appare talmente evidente, da risultare smaccata in certe situazioni, come nelle sequenze del bacio alla giovane vedova, del pianto finale del soldato al cospetto dell’imperatore ed in genere in tutte le sequenze in cui Cruise è in scena senza comprimari.
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