Questa sera su Canale 5 va in onda “Il diavolo veste Prada”, per la regia di David Frankel con Meryl Streep, Anne Hathaway, Stanley Tucci, Simon Baker, Emily Blunt, Adrian Grenier. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 3 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, In Italia al Box Office Il diavolo veste Prada ha incassato 14,3 milioni di euro. Cantava Marylin che “i diamanti sono i migliori amici delle ragazze”. Oggi invece lo sono le scarpe. Soprattutto se ci si trova a New York, nella redazione del “Runway“, la più influente rivista americana nel settore della moda, e non si possiede almeno un paio di Manolo Blahnik.È questo il caso della giovane, sveglia ma un po’ trasandata Andy Sachs, aspirante giornalista neolaureata, giunta nella Grande Mela col cuore colmo di speranze. L’impiego come assistente della spietata direttrice del “Runway” Miranda Priestley, le potrebbe aprire diverse porte per il futuro. Si tratta solo di stringere i denti per un po’, cercando di rimanere immune allo sfavillante e spietato mondo della moda.Ma cominciando a osservare il mondo attraverso gli occhi di Miranda, Andy capirà che non si può passare incolumi attraverso i riflettori delle passerelle senza vendere l’anima al diavolo. Un diavolo firmato Prada.Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Lauren Weisberger, Il Diavolo veste Prada è un godibile e ritmato affresco sull’illusorio mondo delle vanità odierne, efficace soprattutto grazie alla suggestiva ambientazione newyorkese, icona di stile per eccellenza fin dai tempi di Colazione da Tiffany. Co-protagonista della pellicola accanto alla dolce e indifesa Andy, New York si offre ai nostri occhi in tutto il suo splendore, grazie agli scorci sugli scenari raffinati, sulle strade affollate e sui negozi lussuosi. Andy è un animo sensibile che si interroga sul mondo ipocrita e senza scrupoli che la circonda, una moderna Cenerentola che ha già il suo principe azzurro, un cuoco, che l’aspetta a casa ogni sera. Nonostante l’apprezzabile interpretazione di “occhioni dolci” Anne Hathaway, forse un po’ troppo affascinante nei panni della Bridget Jones d’oltreoceano, l’adattamento di Aline Brosh McKenna tende ad appiattire lo spessore e l’introspezione psicologica della protagonista (propria del romanzo della Weisberger), affidando il mutamento di Andy per lo più all’esteriore cambio di abiti e look. Ottima l’interpretazione di Meryl Streep nei panni della spietata “Crudelia Demon della moda”, ma l’immancabile tocco di moralismo finale fa la differenza tra questa commedia e il ritratto delle vanità della moda tratteggiato una decina d’anni fa da Altman in Prêt-à-Porter.
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