Questa sera su Rai Movie va in onda “La vita possibile”, per la regia di Ivano De Matteo con Margherita Buy, Valeria Golino, Andrea Pittorino, Caterina Shulha, Bruno Todeschini. Il film ha ottenuto 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office La vita possibile ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 304 mila euro e 127 mila euro nel primo weekend. Anna abbandona la sua abitazione romana insieme al figlio tredicenne Valerio per sfuggire a un marito violento che la tormenta, e che le denunce e le diffide non sono riuscite a tenere a bada. La donna si rifugia a Torino nel microscopico appartamento soppalcato di Carla, attrice teatrale squattrinata ma ricca di entusiasmo, assai generosa nell’accogliere a braccia aperte l’amica in difficoltà. A Torino Anna cerca lavoro e una vita sicura per sé e per suo figlio, ma Valerio patisce la lontananza dal padre e dagli amici romani e cerca di alleviare la propria solitudine accompagnandosi a due stranieri (come lui): una prostituta dell’est che potrebbe essere sua sorella maggiore e un ristoratore francese ex calciatore e, dicono, ex carcerato.Dopo La bella gente, Gli equilibristi e I nostri ragazzi, Ivano De Matteo torna a raccontare una famiglia italiana di oggi scegliendo l’ambiente borghese che conosce a fondo e che fa da cartina di tornasole della crisi economica e sociale in corso nel nostro Paese. La sua attenzione è sempre per i più fragili: in questo caso Anna, vittima di un prepotente manesco, Valerio, esposto all’isolamento e alla paura, e Carla che, pur essendo caratterialmente ottimista, si ritiene un fallimento nel lavoro e nella vita poiché non ha costruito né una famiglia né una carriera. In particolare la parabola di Valerio è la ricerca di un’identità maschile della quale non doversi vergognare, passando attraverso le pietre miliari del percorso di crescita di un ragazzo italiano: il calcio, il sesso, la bicicletta.
Il cinema medio italiano, di cui De Matteo è più che dignitoso rappresentante, funziona al meglio quando aderisce alle regole del genere, ma La vita possibile è per tre quarti melodramma e per un quarto storia di rivalsa e di riscatto: sarebbe stato più opportuno decidere per un genere solo portandolo fino in fondo, preferibilmente l’underdog movie di cui oggi c’è parecchio bisogno. Molto più convincente è la descrizione della stupidità di certe leggi inadeguate che in Italia non tutelano le donne malmenate o i loro figli. Ma si fa fatica a credere che un padre che non ha rinunciato alla patria potestà e che si comporta verso la famiglia con atteggiamento proprietario non mobiliti la polizia per rintracciare il proprio figlio minorenne fatto scomparire (seppur con buon motivo) dalla madre.
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