Questa sera su Cine34 va in onda “Fuga da Reuma Park”, per la regia di Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Morgan Bertacca con Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Silvana Fallisi, Salvatore Ficarra.
Siamo alla vigilia di Natale a trent’anni da oggi. Aldo, partendo dalla Sicilia, viene accompagnato al Reuma Park, un vecchio Luna Park trasformato in una specie di carcere di massima sicurezza per anziani. Qui incontra Giovanni la cui memoria è ondivaga ma a cui è rimasto l’interesse per una procace infermiera dell’Est Europa e Giacomo, costretto su una sedia a rotelle e arrabbiato con il mondo. Il trio si forma nuovamente e si propone come obiettivo una nuova impresa: fuggire da Reuma Park.
Ci sono molti modi per celebrare la nascita di un sodalizio artistico a venticinque anni di distanza. Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti hanno scelto quello migliore. Hanno cioè messo in scena se stessi recuperando i personaggi dei vecchietti che hanno costituito un punto di forza delle loro gag. Lo hanno fatto però puntando tutto sul versante surreale che ha sempre innervato la loro attività sia in televisione che in teatro che sul grande schermo.
Poteva essere un rischio ma i tre, che conoscono a fondo le tecniche della comicità e che si sono fatti affiancare dagli ormai collaboratori fissi Valerio Bariletti e Morgan Bertacca nello scrivere la sceneggiatura, sapevano come fare centro.
“Fare centro” è la definizione giusta per un film che si svolge per buona parte in un Luna Park trasformato in casa di ‘detenzione’ per anziani con i baracconi che offrono ulteriore materiale per la costruzione di dinamiche surreali. È tra il tirassegno e la casa degli orrori, tra le montagne russe e il Punching ball a gettone che i tre si ritrovano non solo come anziani acciaccati ma in cui iniziano a veder riapparire (sul piccolo schermo ma non solo) anche i personaggi che, nel corso degli anni, ne hanno accreditato il successo.
C’è anche un omaggio reciproco fra il trio e la coppia Ficarra e Picone. I ‘vecchi’ ospitano, quindi riconoscendo ai giovani un ruolo importante e questi ultimi partecipano divertendosi (e si vede).
Ambientando l’ultima parte del film in una Milano notturna, che si presta bene ad ampliare la sensazione di surreale, i tre fanno anche un omaggio alla città che li ha tenuti a battesimo (non risparmiandone però il simbolo più universalmente noto) non rinunciando a ricordarci come si possa costruire un successo così duraturo senza ricorrere mai alle pratiche più basse della comicità.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.