Questa sera su Cine34 va in onda “Com’è bello far l’amore”, per la regia di Fausto Brizzi con Fabio De Luigi, Claudia Gerini, Filippo Timi, Giorgia Wurth, Virginia Raffaele. Andrea e Giulia hanno quarant’anni, un figlio adorato, una tata smaniosa, tanta serenità e poca voglia di fare sesso. Voglia perduta negli anni, dentro il quotidiano, dietro la consuetudine, tra una casa al mare e un’altra in città. Apatica lei, distratto lui, per Andrea e Giulia non è mai il momento giusto per consumare, meglio un fumetto o una rivista di gossip. La visita improvvisa di Max, porno divo residente (e operativo) a Hollywood, sollecita la loro indolenza, costringendoli a fare i conti con le troppe notti ‘in bianco’. Amico di vecchia data di Giulia e amatore per professione, Max non lesinerà in suggerimenti e consigli per l’uso, disinibendo le inibizioni ed eccitando la fantasia. Tra anelli vibranti e preservativi ritardanti, il piacere non tarderà a venire.
Con toni fintamente anticonformisti Com’è bello far l’amore racconta un cammino in avanti, verso l’ebbrezza della disinibizione e della trasgressione. Lontana dall’essere in qualche modo sovversiva, la commedia reversibile di Brizzi (e Martani) è il luogo della riappacificazione familiare dopo una vacanza dal matrimonio. Recuperando volti televisivi (Fabio De Luigi, Michele Foresta e Virginia Raffaele) e facendo circolare un po’ di divismo, periferico con Margherita Buy, centrale e centrato con Filippo Timi e Claudia Gerini, Com’è bello far l’amore accoglie il sesso come argomento da offrire alla sorridente riflessione dello spettatore, non disdegnando infiltrazioni drammatiche sempre e opportunamente chiuse tra parentesi comiche.Com’è bello far l’amore conferma l’abilità di Brizzi a confrontarsi coi meccanismi industriali e l’ambizione ad ‘accomodare’ la commedia americana. Una commedia tridimensionale che percepisce la profondità nelle immagini che riconsegna la Gerini al ruolo smaccatamente carnale, concentra De Luigi in un”ecodose’ senza mordente e ammorbidente, riempie di parole (a vanvera) l’esuberanza attoriale di Timi.
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