Questa sera su Sky Cinema Family va in onda il film “Dragon Trainer – Il mondo nascosto”, per la regia di Dean DeBlois con Jay Baruchel, America Ferrera, Cate Blanchett, Gerard Butler, Jonah Hill, Kristen Wiig.
Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 1 candidatura a Golden Globes, 1 candidatura a Critics Choice Award, 1 candidatura a Producers Guild, 1 candidatura a ADG Awards, In Italia al Box Office Dragon Trainer – Il Mondo Nascosto ha incassato 7,3 milioni di euro. Hiccup ha preso il posto del padre Stoyck come leader di Berk, nonostante del leader debba ancora trovare la stoffa, mentre Sdentato è il nuovo Alfa, il drago da cui tutti gli altri draghi si lasciano guidare. Uomini e draghi convivono, dunque, felicemente e scomodamente, ma l’utopia ha i giorni contati: Grimmel il Grifagno, assetato killer di Furie Buie, è sulle tracce di Sdentato e ha stretto un patto con i nemici di Hiccup promettendo loro di riportare in gabbia ogni drago in libertà. Non resta che partire, lasciare la propria terra, alla ricerca di quel mondo nascosto di cui vaneggiava Stoyck, per scoprire se si tratti davvero del paradiso dei draghi o soltanto di una leggenda da marinai. All’inizio erano in due, Chris Sanders e Dean DeBlois, e, con il primo Dragon Trainer, tratto dalle pagine di Cressida Cowell, avevano saputo replicare la felicità artistica della strana coppia Lilo-Stitch nell’incontro tra Hiccup e Sdentato. Poi DeBlois è rimasto solo, già dal capitolo secondo, ben più funzionale che dilettevole, ma con Dragon Trainer 3 – Il mondo nascosto la solitudine pesa molto meno: il vento dell’ispirazione torna a soffiare e il film spiega a fondo le vele, come si addice ad un finale di trilogia nell’era della sparizione del finale. Hiccup non fa più solo coppia con Astrid, per ragioni di cuore, e con Sdentato, per ragioni di coda, ma s’interfaccia con la sua nemesi, quel Grimmel che da ragazzino si trovò davanti una Furia Buia, proprio come accadde a lui, ma non ci pensò un attimo a sparare per uccidere. Questione di carattere e di identità, che, nel giro di vite finale, non possono che aumentare di volume e di valore, facendosi questioni ideologiche. Da un lato, cioè, il cacciatore umano, che si professa appartenente ad una “specie superiore”, dall’altro il primo rappresentate di una mutazione ideale e antropologica che, dal mutuo-soccorso, attraverso l’amicizia più sincera, ha annullato la distanza tra uomo e drago.
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