Questa sera va in onda su 20 Mediaset “Lone Survivor”, per la regia di Peter Berg con Mark Wahlberg, Taylor Kitsch, Emile Hirsch, Ben Foster, Ali Suliman, Alexander Ludwig.
Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, ha vinto 2 Critics Choice Award, ha vinto un premio ai SAG Awards, In Italia al Box Office Lone Survivor ha incassato 466 mila euro.
Afghanistan, giugno 2005. Nella base aerea di Bagram l’ufficiale Erik Kristensen informa e predispone i suoi uomini alla missione: catturare e uccidere Ahmad Shah, temibile capo talebano responsabile della morte di numerosi marines nell’Afghanistan dell’est. Marcus, Mickey, Danny e Axe vengono mandati in ricognizione sulle montagne intorno al villaggio dove Ahmad Shah si rifugia, vessando e giustiziando la sua gente. Forze speciali della Marina degli Stati Uniti, i quattro Navy Seal localizzano il leader integralista e attendono nascosti nuovi ordini. Ma il sopraggiungere improvviso di pastori e l’impossibilità di comunicare via radio con la base, li rende molto presto bersagli vulnerabili. Accerchiati e attaccati dal fuoco nemico, proveranno a sopravvivere, resistendo ai colpi inflitti e sperando nella buona sorte e nell’arrivo della cavalleria.
“Basato su una storia vera”, quello di Marcus Luttrell e dei suoi compagni d’armi impegnati nel 2005 nell’operazione Red Wings, Lone Survivor è un film che sfugge la guerra virtuale, quella combattuta nelle sale dei centri di controllo e delle sedi istituzionali, e infila l’intimità della battaglia e la prossimità dello scontro. Dopo aver adattato allo schermo il noto gioco da tavola ‘Battaglia navale’ (Battleship), Peter Berg riprende il piglio sostenuto e la cool attitude di The Kingdom, scendendo di nuovo in campo. Pensato come film commemorativo, per celebrare i compagni caduti e la vita scampata del Navy Luttrell (l’unico del titolo), Lone Survivor al contrario li ‘sacrifica’ sull’altare dell’intrattenimento. Più interessato all’inquadratura bella che alla denuncia della crudeltà degli scontri, il dramma bellico di Berg apre sul principio formale dello scrapbook, (un memorabilia di foto, lettere, oggetti, trofei), langue nell’atmosfera surreale dell’attesa ed esplode nell’estetica western che filtra il conflitto a fuoco in montagna. Il dettaglio sull’occhio insanguinato ed esangue del Navy Axe, la morte al ralenti e ‘inginocchiata’ del Navy Michey (rubata a quella magniloquente di Platoon) o la foresta tagliata da una luce che impasta foglie e divise, compongono una galleria di immagini ricercate che corrono il rischio dell’oscenità. Senza scomodare il vecchio carrello di Kapò, lasciamo al lettore l’onere di rileggersi l’interpretazione di Rivette del film di Gillo Pontecorvo, è comunque necessario ritornare sulla questione delle immagini e sulla produzione dell’immaginario bellico. Peter Berg esteriorizza il sentimento e lo fa diventare narrazione estesa, giocando sulla recitazione di attori formidabili come Mark Wahlberg, Emile Hirsch o Ben Foster, sui loro volti, sui loro corpi, veicoli di emozioni e di storie dove la narrazione nasce dal ricordo di chi è sopravvissuto. Trasposizione del romanzo omonimo di Marcus Luttrell, Lone Survivor sembra un pretesto per mostrare tutto quanto il pudore e il senso etico di norma escludono dal racconto. Il film di Berg insiste sulla necessità del vedere ma curiosamente l’orrore che è davanti ai nostri occhi cade sulle spalle e impressiona i volti dei (soli) soldati americani.
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