Questa sera va in onda “In arte Nino” su Rai 5 alle 21,25, un film di 100 minuti che ha aperto la Roma Fiction Fest di quest’anno. Una pellicola che racconta il grande Nino Manfredi, diretta dal figlio Luca Manfredi. Un ritratto inedito dell’attore che racconta gli anni meno conosciuti, quelli della formazione e degli esordi dal 1939 al 1959, mettendo in risalto il Saturnino oltre al famoso Nino.
il film si apre con il protagonista confinato in un ospedale romano, ammalato di tubercolosi, dove ha lottato a lungo per la propria sopravvivenza, senza perdere mai la sua forza vitale, che lo spingeva a strappare un sorriso ai compagni di corsia, anche nei momenti più drammatici, con una battuta e una canzone suonata alla chitarra. Da lì l’iscrizione, non molto convinto, alla facoltà di Giurisprudenza, e poi la scoperta, quasi casuale, della passione per la recitazione e l’ingresso nell’Accademia d’Arte drammatica Silvio D’Amico.
Infine l’incontro con la moglie, l’indossatrice Erminia Ferrari, interpretata da Miriam Leone, rimasta al suo fianco per cinquant’anni. Per interpretare Manfredi, Elio Germano ha trasformato la voce, cimentandosi con il dialetto ciociaro, e la postura, mettendo in scena una vera e propria dichiarazione d’amore per l’attore di Castro dei Volsci.
Luca Manfredi ha firmato anche il soggetto del film tv firmato con Dido Castelli e la sceneggiatura scritta dai due insieme alla penna di Elio Germano, il poliedrico attore romano chiamato anche sul set a dare volto e anima al protagonista Nino. Ad
affiancarlo un cast di grande rilievo a partire dall’affascinante Miriam Leone, nei panni di Erminia, l’indossatrice siciliana futura moglie di Nino. E ancora, Stefano Fresi, Anna Ferruzzo,
Duccio Camerini, Massimo Wertmuller, Paola Minaccioni, Leo Gullotta e Giorgio Tirabassi. La trama racconta come una sera, Nino, conosce per caso un gruppo di ragazzi esuberanti, che frequentano l’Accademia d’Arte Drammatica (tra i quali Tino Buazzelli) e, affascinato, decide di fare l’attore. Una decisione che lo riscatta dalla malattia e diventa una ragione di vita.Una vocazione ostacolata dal padre di Nino, Romeo Manfredi, solido maresciallo di polizia. Mentre la madre Antonia (sarta specializzata nel “rovesciamento” degli abiti usurati) soffre e gioisce per quel figlio scapestrato, Romeo è convinto che, prima o poi, riuscirà a piegare il suo secondogenito (sempre che la “tbc” non lo ammazzi prima) alla disciplina e a una vita ordinata. Quando viene a sapere che Nino si è iscritto, di nascosto, all’Accademia d’Arte Drammatica, il maresciallo non la prende bene, perché secondo lui, Nino deve studiare e diventare avvocato: questo è quello che Romeo, a costo di enormi sacrifici, ha in serbo per lui. Nino sceglie di combattere la sua battaglia, mescolando rabbia e astuzia. Si iscrive a Giurisprudenza ma, contemporaneamente, frequenta l’Accademia Silvio D’Amico, dove sotto la guida dell’eccentrico maestro Orazio Costa si forma, insieme al suo compagno di corso Morelli che lo accompagnerà, come mentore e sodale, in un viaggio iniziatico attraverso ingaggi di fortuna, espedienti per sbarcare il lunario, incontri strani, avventure e disastri nel colorato mondo della Rivista italiana.
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