Questa sera va in onda “Brick Mansions” su Warner Tv, per la regia di Camille Delamarre con Paul Walker, David Belle, Rza, Gouchy Boy, Catalina Denis, Robert Maillet.
A Detroit un complesso popolare e dominato dalla malavita viene isolato dal resto della città tramite un muro di cinta e soldati dell’esercito a controllare chi entra e chi esce. Il sindaco dice che è per proteggere gli altri cittadini, in realtà dentro le case di mattoni della zona ribattezzata brick mansions il crimine decuplica e si rafforza. Quando il boss della zona viene in contatto con una valigetta contenente una bomba che inavvertitamente attiva, la polizia manda dentro uno dei suoi uomini sotto copertura, assieme ad un carcerato che conosce l’area, per disinnescarla prima che esploda. Hanno 10 ore di tempo per entrare, menare tutti, inserire i codici ed uscire, peccato che qualcuno ha preso in ostaggio la ragazza di uno dei due.Sono pochissime le variazioni introdotte da Brick mansions rispetto al suo originale Banlieue 13, action urbano che nel 2004 creava un piccolo franchise parigino con al centro David Belle, co-fondatore del parkour (disciplina e movimento), già stuntman e da lì attore di film d’azione. Dieci anni dopo Belle approda in America con il medesimo ruolo accanto a Paul Walker (nell’ultimo ruolo prima di morire), insolita coppia da solito buddy movie con trama prelevata di peso dalla sceneggiatura che frulla ogni luogo comune del poliziesco, scritta all’epoca da Luc Besson, implausibile e iperbolica come solo l’autore francese sa concepire (specie quando poi non deve anche girare). Per ogni cretineria e clamoroso buco di questa sceneggiatura che fa realmente acqua da tutte le parti c’è però David Belle, presenza che di nuovo movimenta tutto, per fortuna coadiuvato da Camille Delamarre, regista con passato da montatore che taglia solo quando indispensabile, filma a figura intera e usa pochissimi stuntman in modo da non perdere un’evoluzione ed esaltare il dinamismo del suo attore con il massimo della comprensibilità anche nelle sequenze più complesse e i movimenti più imprevedibili (la combinazione dei due dà vita ad una fuga iniziale che non teme il paragone con quella in parkour che apre Casino royale). Se in Occidente può esistere qualcosa che inscrivibile anche solo vagamente nella medesima categoria dello stupore visivo delle azioni di Jackie Chan, David Belle prova a renderlo realtà e il suo solo agitarsi in questo tentativo vale il prezzo del biglietto. Che il suo personaggio poi sia dotato dell’atteggiamento migliore nei confronti del mondo (per un film del genere) è solo un punto in più in una partita già vinta.
B-Movie asciuttissimo che rispetto all’originale si percepisce appartenere ad un’altra epoca dell’action movie, quella successiva alla comparsa sugli schermi di The Raid: Redemption (vero spartiacque come nel 1999 lo fu The Matrix), Brick Mansions segue l’azione con macchina a mano, sembra partecipare ad essa e applica un ritmo completamente diverso rispetto a Banlieue 13. Il risultato è una miniera di divertimento se si ha la grazia e il buon gusto di non pretendere elementi fuori luogo come l’approfondimento delle psicologie o particolari velleità sociopolitiche (tutti i ricchi sono malvagi tutti i poveri sono, in fondo, delle brave persone) da questi 89 minuti tiratissimi nei quali un solo dialogo in più avrebbe stonato.
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