Questa sera su Mediaset Italia 2 va in onda “Doctor Sleep”, per la regia di Mike Flanagan con Ewan McGregor, Rebecca Ferguson, Carl Lumbly, Jacob Tremblay, Alex Essoe. In Italia al Box Office Doctor Sleep ha incassato 1,8 milioni di euro. Danny Torrance, il bambino con la luccicanza, è cresciuto.
Adesso è un uomo che deve fare i conti con la sua particolarità e cercare di conviverci. Nel farlo, si è ridotto a una sorta di relitto umano: alcolizzato e spiantato, senza presente né futuro. Toccato il fondo, Dan decide che è abbastanza e si riposiziona in una serena cittadina, trova l’amicizia del fraterno Bill, si disintossica dall’alcool e si mette a lavorare di buona lena. Niente di eclatante, ma è un sobrio inizio di una vita tranquilla. Però questa sua nuova vita si incrocia con le gesta di un gruppo di strani personaggi – capitanati dalla malefica Rose “Cilindro” – che si nutrono della luccicanza uccidendo i bambini che la possiedono. A essere minacciata è in particolare la giovane Abra che riesce a mettersi telepaticamente in contatto con Dan chiedendo il suo aiuto. Dan è riluttante, ma quando le cose precipitano sa che non può tenersene fuori e intraprende una lotta senza quartiere contro la banda di malvagi soprannaturali. Dopo molti anni, King ha scritto una sorta di sequel di “The Shining” e Mike Flanagan, sperimentato regista di horror di varia riuscita (tra gli altri Somnia e Il terrore del silenzio), ha avuto il compito di tradurlo in immagini, dopo essersi misurato con discreti risultati con un King minore come quello de Il gioco di Gerald.
Il risultato non è eclatante, ma nemmeno disastroso e, sotto il profilo spettacolare, mantiene una sua dignità. La storia segue percorsi narrativi piuttosto prevedibili, incentrata sullo scontro tra le persone con la luccicanza e i “mostri” che vogliono nutrirsene. Ma è difficile appassionarsi a questa lotta tra un gruppo di cannibali spirituali e le loro prede dotate di poteri psichici superiori: l’effetto è simile a quello di un banale scontro tra super eroi con poteri magici, con qualche momento fracassone a vivacizzare il procedere, ma senza la verve visuale che avrebbe potuto rendere accattivante la visione. Inutile dire, comunque, che, a proposito di magia, qui non c’è nulla della magia di Kubrick.
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