Questa sera “Non si ruba a casa dei ladri” su Cine34, per la regia di Carlo Vanzina con Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Stefania Rocca, Manuela Arcuri, Maurizio Mattioli. In Italia al Box Office Non si ruba a casa dei ladri ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 2,2 milioni di euro e 893 mila euro nel primo weekend.
Antonio Russo è un piccolo imprenditore napoletano la cui azienda è fallita, perché ha perso una gara d’appalto truccata. Per poter pagare il master alla figlia negli Stati Uniti, lui e la moglie Daniela trovano lavoro come camerieri presso Simone Santoro, un faccendiere romano che vive in un villone con la fidanzata Lori e alimenta un giro di corruzione che ha per interlocutore primario un onorevole pugliese ammanicato con la criminalità organizzata. Quando l’onorevole finisce in manette, Simone si vede costretto a recuperare in fretta e furia i fondi che ha nascosto in Svizzera. Ma Antonio viene a sapere che è proprio il suo datore di lavoro ad aver pilotato la gara d’appalto che gli è costata l’azienda, e decide di vendicarsi, non già consegnando Simone a una giustizia dagli esiti incerti, ma colpendolo dove gli fa davvero male: nel portafogli.Questa volta i fratelli Vanzina fanno leva su tutta la loro conoscenza della commedia all’italiana, costruendo una sceneggiatura solida che rende omaggio a molti titoli del passato: da In nome del popolo italiano a Pane e cioccolata a La congiuntura, per citare solo qualche titolo Simone, cui Massimo Ghini regala in pari misura tracotanza e strazio esistenziale, soffre di ulcera, ha nostalgia di un passato in cui un certo pesce pipa è una sorta di Rosabella, e si rende perfettamente conto di avere accanto un’arraffona ignorante (molto ben interpretata da Manuela Arcuri).Per contro la coppia Antonio-Daniela è davvero invidiabile per complicità e condivisione egalitaria nella buona e nella cattiva sorte. Non ci sono le solite corna da cinepanettone, e lo smignottamento è solo per recita: per avere più concessioni dalla politica, per imbrogliare un banchiere tedesco (peccato veniale, di questi tempi). E al centro della storia c’è l’etica del lavoro che si contrappone a quella dell’imbroglio, della mazzetta e del parassitismo. Un passo al di sopra degli altri Maurizio Mattioli, i cui monologhi sono da antologia, e che ricorda a tutti una delle lezioni fondamentali della commedia.
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