Questa sera su Italia 1 va in onda “Gemini Man”, per la regia di Ang Lee con Will Smith, Mary Elizabeth Winstead, Clive Owen, Benedict Wong, Ralph Brown. 

In Italia al Box Office Gemini Man ha incassato 2,3 milioni di euro. Henry Brogan è il miglior sicario in circolazione. Per questo la Defense Intelligence Agency, servizio segreto americano, non rinuncia mai ai suoi servigi. A 51 anni Henry coltiva sempre più dubbi sulla vita condotta sino a qui e, dopo l’ultimo incarico, decide di smettere i panni del killer governativo. Ma i suoi superiori non si fidano e gli mettono alle costole degli agenti, fino a ricorrere al migliore di tutti, straordinariamente simile nelle fattezze proprio a Henry Brogan. L’ultimo scorcio di carriera di Ang Lee è caratterizzato da un’insopprimibile e instancabile ricerca sperimentale, come se una nuova e ignota forma di immagine si nascondesse fuoricampo, lontano da ciò che da troppo tempo siamo avvezzi a chiamare cinema. Quella di Ang Lee è un’indagine sui limiti del visibile che si accompagna inevitabilmente all’evoluzione tecnologica del medium: per Lee significa coniugare tridimensionalità e HFR, ossia High Frame Rate, fino a passare dai tradizionali 24 frame al secondo all’impressionante frequenza di 120 frame al secondo. Cinema di un futuro ipotetico più che chiaro punto di approdo dell’audiovisivo, visto l’armamentario tecnologico richiesto per poter fruire al meglio di ciò che offre il film.

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