Questa sera su Italia 1 va in onda “La furia dei titani”, per la regia di Jonathan Liebesman con Sam Worthington, Ralph Fiennes, Liam Neeson, Danny Huston, Edgar Ramirez, Bill Nighy. In Italia al Box Office La furia dei titani ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 4,2 milioni di euro e 1,3 milioni di euro nel primo weekend.
Gli uomini non pregano più, se ne sono disamorati dei loro dei, e come conseguenza questi stanno a poco a poco perdendo i propri poteri, compresa quell’immortalità che li rende sempre giovani. Alcuni sono anche morti. Intimoriti da quel che sta accadendo alcuni superstiti pianificano di riportare in vita Chronos dal Tartaro, spodestare Zeus e spazzare via il mondo. Per evitare il disastro viene richiamato in battaglia Perseo, che dopo aver sconfitto il mitologico Kraken si è ritirato a vita da pescatore. Sarà però costretto a rimettere mano alla spada dopo essere venuto a sapere dal morente zio Poseidone che il padre degli dei (nonchè suo) è stato catturato.Dopo i risultati non esaltanti di Scontro tra titani, ovvero incassi di poco superiori al budget e una cattiva ricezione sia dalla critica che da buona parte del pubblico, tornano i titani con la t minuscola (non si tratta delle figure mitologiche, sempre assenti in entrambi i film, ma dell’aggettivo che definisce i personaggi coinvolti), portati in sala da un team creativo completamente diverso.Un nuovo regista e nuovi sceneggiatori ma la stessa idea di realizzare un film dalla dimensione epica, che metta a confronto l’umano con il divino per esaltare il primo (e con esso l’idea hollywoodiana di eroismo solitario).Il risultato stavolta è però superiore, Furia dei titani è più solido del suo predecessore e, benchè non sia esattamente un capolavoro di scrittura per lo schermo, ha tutte le doti del buon intrattenitore.
Merito sicuramente di una mano più decisa nell’operare quell’adattamento selvaggio che Hollywood, in maniera lieve o calcata, pratica da sempre sui miti greci. Senza nessuna volontà di rispettare le storie o le relazioni fondanti dei singoli personaggi, Liebesman e il suo team utilizzano Andromeda (già vista nel precedente ma qui interpretata da Rosamund Pike), Efeso, Poseidone, Zeus, Perseo e il Minotauro solo per le loro evidenze più superficiali, lasciando inalterato il carattere più notoriamente associato al nome e cambiando tutto quel che serve. In questo modo è possibile contaminare la trama con stimoli da altre mitologie (come quelle cristiane o buddiste) e applicare un linguaggio filmico preso da miti ancora diversi (le grandi panoramiche a volo d’uccello di Il signore degli anelli). L’obiettivo è il passaggio da una struttura tipica della Grecia antica, allo storytelling del mito statunitense, quello della seconda occasione, dei problemi di relazione paterni e dell’uno contro tutti.
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