Questa sera va in onda “Contraband” su Italia 1, per la regia di Baltasar Kormákur con Mark Wahlberg, Kate Beckinsale, Ben Foster, Giovanni Ribisi, Lukas Haas, Caleb Landry Jones.
Prima di analizzare le qualità comunque evidenti del drama-thriller diretto dall’islandese Balthazar Kormakur vale la pena spendere due parole sulla bontà dell’operazione che ha portato a questo film. Voluto dalla star e produttore Mark Wahlberg, Contraband è costato soltanto 25 milioni di dollari ed ha puntato, oltre che sulla presenza della star e di un gruppo di attori di consumata affidabilità, soprattutto sull’efficacia e la spendibilità del prodotto sul mercato interno. Un’ambientazione poco battuta ma affascinante come la zona portuale di New Orleans, una storia in grado di fornire al pubblico sia la tensione del genere che la necessaria possibilità di riconoscersi nei personaggi.
Insomma, Contraband può a buon diritto essere preso come esempio di quell’adeguato prodotto medio che sul mercato americano continua a funzionare a meraviglia e sostenere le Major per gli sforzi economici e produttivi più importanti. E infatti il lungometraggio sul solo mercato statunitense ha incassato più di sessanta milioni di dollari, doppiando abbondantemente il costo della sua realizzazione. Come accennato, il film merita ampiamente il successo ottenuto. Kormakur, già regista in patria di alcuni film d’azione, imposta il suo stile di regia in maniera precisa, attaccata ai personaggi ma mai inutilmente isterica. La messa in scena consente quindi agli spettatori di calarsi nel cuore dell’azione senza rimanerne travolti o peggio ancora storditi. Almeno un paio di sequenze sono poi splendidamente girate e montate, come ad esempio quella della rapina nella parte centrale. Oltre che sicuro nella gestione del ritmo e dello spettacolo, Kormakur si dimostra anche sapiente direttore d’attori, in particolar modo dei numerosi e valevoli caratteristi che lavorano come spalla a un Mark Wahlberg che senza strafare si dimostra ben calato dentro il suo ruolo. Su tutti a svettare però è la coppia formata da Ben Foster e Giovanni Ribisi, due attori che si sono evidentemente divertiti a interpretare i propri ruoli. Una nota stonata del cast una Kate Beckinsale che appare non particolarmente centrata nel proprio ruolo. Cinema intelligente e confezionato con lucidità, che evita di sperperare in roboanti momenti di spettacolarità ma preferisce puntare sulla tensione delle situazioni e della trama. Tra strizzate d’occhio al cinema urbano e accaldato di Michael Mann – la rapina sopra citata – e il riferimento estetico abbastanza preciso a una serie TV di culto come The Wire, il film di Kormakur intrattiene senza particolari cadute di ritmo e con un senso dell’immagine di discreta efficacia. Merita dunque pieno consenso la volontà di Mark Wahlberg di puntare su opere più piccole ma costruite e girate con indubbia sapienza.
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