Andare a teatro è un piacere e non un dovere e la pièce andata in scena al Teatro dè Servi il 17 e il 18 settembre riesce a convincere tutti della bontà dell’operazione e del piacere che si prova a vedere un testo e una confezione drammaturgica che diverte e fa riflettere. Continua a leggere
Annabella Calabrese
Al Teatro Ghione “Quando eravamo repressi 3.0”
Standard“Quando eravamo repressi” può considerarsi un cult teatrale a tutti gli effetti, Pino Quartullo lo coccola e lo vizia come il primo amore, cercando anche in questa edizione a cui aggiunge al titolo un 3.0 (essendo la terza edizione) una nuova e rinnovata forza drammaturgica e attualizzandolo qua e là con piccole aggiunge al linguaggio già innovativo che lo rende un evergreen adatto a tutte le stagioni della vita. Continua a leggere
Il Teatro Ghione dedica la stagione 2016/17 al grande maestro Giorgio Albertazzi
StandardUna stagione dedicata a Giorgio Albertazzi, grande maestro del teatro italiano, scomparso da poco. Il Teatro Ghione omaggia così il Giorgio nazionale, mettendo in campo per la stagione 2016/17, un buon numero di commedie di tradizione e innovative.
Dal 20 al 25 settembre va in cartellone “Quando eravamo repressi 3.0”. una commedia che fu rappresentata per la prima volta nel 1990 e interpretata da Alessandro Gassman, Lucrezia Lante Della Rovere e Francesca D’Aloya. La piecè è stata scritta da Pino Quartullo che anche in questa occasione ne firma la regia, mettendo in scena Annabella Calabrese, Ladislao Liverani, Francesca Bellucci e Luca Paniconi. Dopo 26 anni Quartullo la riassembla con attori nati quando nacque l’opera, ecco la novità più saliente.
Dal 4 al 16 ottobre è la volta di “Camera con vista” di Edward Morgan Forster, con la traduzione e l’adattamento di Antonia Brancati ed Enrico Luttmann. In scena Paola Quattrini, Selvaggia Quattrini, Stefano Artissunch e la partecipazione di Evelina Nazzari.
Segue “Da me alle cinque” di Pierre Chesnot con Pino Insegno e Alessia Navarra, per la regia di Alessandro Prete, in cartellone dal 18 al 30 ottobre.
Dall’1 al 20 novembre Giuseppe Pambieri interpreta il “Re Lear” di William Shakespeare, per la regia di Giancarlo Marinelli.
Alessio Di Clemente è interprete di un monologo “Mister Meno 9” di Giorgio Serafini Prosperi dal 24 al 27 novembre.
Data secca del 27 novembre alle 21 per “Heysel, tutti sapevano tranne loro”, scritta e interpretata da David Gramiccioli.
Il 28 e il 29 novembre, i giovanissimi del Ghione portano alla ribalta un classico shakespeariano come “Sogno di una notte di mezza estate”, per la regia di Selene Gandini.
Dall’1 all’11 dicembre va in scena “Così è se vi pare” di Luigi Pirandello con Laura Lattuada, Felice Della Corte, Pietro De Silva, Riccardo Barbera e Paolo Perinelli, per la regia di Claudio Boccaccini.
Dal 16 dicembre all’8 gennaio “Io e lui” di Alberto Moravia, avrà come protagonisti Paolo Triestino e Nicola Pistoia, per la regia di Massimo De Rossi.
Sarà poi la volta di “Cuori scatenati”, in scena dal 10 al 29 gennaio, scritto e diretto da Diego Ruiz con Sergio Muniz, Francesca Nunzi, Diego Ruiz e Maria Lauria.
Antonio Grosso, scrive e interpreta “Certe Notti”, dal 31 gennaio al 19 febbraio, per la regia di Giuseppe Miale di Mauro e si accompagna alla bella Rocio Munoz Morales.
Dal 24 febbraio al 19 marzo va in scena “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello, per la regia di Daniele Salvo.
Dal 21 al 26 marzo è in cartellone “Aulularia ovvero l’Avaro di Plauto” di Tito Maccio Plauto con Edoardo Siravo e Stefania Masala, per la regia di Massimiliano Giovannetti.
Dal 31 marzo al 9 aprile Glauco Mauri e Roberto Sturno interpretano “Serata Shakespeare, il canto dell’usignolo”, per la regia di Glauco Mauri, con le musiche composte ed eseguite dal vivo da Giovanni Zappalorto.
Dal 20 aprile al 14 maggio va in scena “Non aver paura è solo uno spettacolo”, scritto e diretto da Eduardo Aldan, su progetto artistico di Gianluca Ramazzotti, con la versione italiana di Franco Ferrini.
“Milano non esiste”, in scena al Teatro dè servi
StandardDi Paola Aspri
Su “Milano non esiste”, è la nostalgia del passato a diventare il tema ricorrente della pièce e Roberto D’Alessandro ne diventa il testimone ideale per sviscerare gli stati d’animo di un meridionale in cerca delle sue origini.
Tratto dall’omonimo romanzo di Dante Maffia, lo spettacolo in questi giorni al Teatro dè Servi, è un mix di valori dimenticati, messi a confronto con la realtà robotica di una grande città come Milano.
A fare da sfondo agli stati d’animo dei nostri giorni, una famiglia italiana, il cui patriarca è un calabrese prossimo al pensionamento, che vede la fine dei suoi giorni lavorativi in fabbrica come una liberazione per riappropriarsi del tempo perduto.
Il tempo perduto è la sua terra, il ritorno è ostacolato dai cinque figli e da una moglie milanese doc. La rabbia è tanta che esplode quando sente l’ostilità di un nucleo che non capisce i suoi desideri e le sue richieste.
Un finale amaro spiega come la realtà distrugga le relazioni del trascorso, mostrando le pecche di un presente ostile ai propri valori primari.
Portato in scena lo scorso anno da Roberto D’Alessandro che ne è il regista e ha adattato il testo, rispetto alla scorsa edizione mostra una maggiore dinamicità nella recitazione e nello snodo tramatico.
Pur essendo una pièce dai risvolti drammatici, fino alla fine non svela la sua amarezza di fondo, evocando una divertente disarmonia tra i personaggi che genera ilarità negli spettatori.
Nonostante la lunghezza dello spettacolo, non si rischia di rimanere invischiati nella perdita di interesse, grazie alla tenuta registica di D’Alessandro e alla sua recitazione, sempre in bilico tra attenzione estrema alle sfumature del personaggio e alla giocosa improvvisazione che lo contraddistingue.
Inoltre il gruppo di attori che lo contorna è al passo con la sua vivacità. I caratteri che si susseguono sul palcoscenico, denunciano la differenza e la complementarità di una società giovanile sempre più alla ricerca dei falsi miti e di omologazione di massa.
Daniela Stanga, è la giusta moglie di D’Alessandro in scena, una perfetta milanese che tende a mettere d’accordo l’istinto e la ragione, subendo a volte l’irruente passionalità meridionale del marito.
Annabella Calabrese è nelle corde di un ruolo di una figlia che vuole fare la velina, tutta mosse e trovate parodistiche che strappano più di una volta il sorriso della platea. Ma i siparietti fanno parte di una messinscena dove anche gli altri interpreti come Riccardo Bergo, Sara Borghi, Domenico Franceschelli e Andrea Standardi danno il meglio di loro, in accesi dibattiti, dove sono messi a confronto le differenze sociali ed economiche di ognuno, nonché le proprie aspirazioni. Le accese trovate di Sara Borghi, una figlia dedita al recupero degli extracomunitari, sono un diversivo brillante per strappare qualche risata in più. Da vedere. Fino al 2 novembre.