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Antonella Romano
Sergio Assisi racconta la sua città in “A Napoli non piove mai”
StandardDi Paola Aspri
“A Napoli non piove mai” è l’opera prima di Sergio Assisi e potrebbe non essere l’ultima dato l’impegno, lo sforzo produttivo e il risultato finale che lo fa apparire come un gioiellino in un’epoca di brutture e falsi miti.
Il film in uscita il 1 ottobre pone l’accento su una Napoli bella, solare, a volte sgarrupata, ma sempre in grado di riprendersi, come i suoi abitanti, afflitti dalla leggerezza dell’essere, ma non dalla superficialità.
Sergio Assisi che rimane l’idolo delle donne per la serie “Capri”, nonostante abbia fatto tante altre cose (tra cui l’imminente serie tv “ ”, per la regia di Stefano Reali, a fianco di Sabrina Ferilli), dimostra in questo film talento registico, attoriale e autorale, tre cose insieme che diventano una rivelazione per chi non conosceva il vero Assisi, quello non televisivo, ma impegnato, capace di raccontare una storia filmica di tradizione, con rimandi ad un cinema d’autore, come quello di De Sica (“Miracolo a Milano, L’Oro di Napoli”, potrebbero avere delle similitudini o quantomeno connotazioni con i caratteri). Il film racconta la storia di Barnaba, un vero e proprio sognatore, che ha studiato giurisprudenza ma non vuole fare lo stesso percorso paterno, ma il fotografo. Il rispetto delle regole familiari non fa per lui, è un artista a tutto tondo che gira per la sua Napoli alla ricerca di emozioni fotografiche, fino a quando decide di lasciare la famiglia e di mettersi in proprio, ma con quale soldi, se è così difficile fare l’artista? “Chi ha un sogno per Barnaba deve essere un esempio a chi non ne ha più” e allora nel suo girovagare alla ricerca di una concretezza economica per tirare avanti, incontra una restauratrice bella, venuta dal Nord che ha la sindrome di Stendhal e sogna anche lei di cambiare l’esistenza rendendola diversa come i suoi restauri, un depresso cronico, come Jacopo che è vittima della sindrome dell’abbandono. Una vicenda anche surreale, una favola, com’è nella tradizione partenopea, dove tutto diventa possibil
e, anche l’impossibile. Non è la Napoli da cartolina, neanche quella drammatica di Saviano, è quella antica, piena di generose esternazioni, tradizionalista e capace di ironizzare sui suoi vizi e sulle tradizioni. Sergio Assisi ha saputo raccontare la solarità del suo popolo, mettendo insieme tanti attori teatrali e non, da Ernesto Lama, Nunzia Schiano, Giuseppe Cantore, Giancarlo Ratti, Eliana Miglio, Luigi Di Fiore, Sergio Solli, Antonella Morea, Adelmo Togliani, Massimo Andrei, Magdalena Grochowska, Gaetano Amato, Benedetto Casillo, Antonella Romano, Lucio Caizzi, Francesco Paolantoni e Laura Schettino.
Una menzione particolare merita Valentina Corti, nel ruolo di
Sonia, una giovane attrice, capace di regalare la purezza e il candore di un perso
naggio idealista, pieno di sfaccettature, complementare alla figura di Sergio Assisi, che incarna Barnaba un uomo affetto dalla sindrome di Peter Pan. Da vedere.
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