Al Teatro Sala Uno: “The Best(ia)”

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Di Paola Aspri

Andrea Rivera incalza sul palcoscenico come un caterpillar, proponendosi come uno stornellatore dei malesseri capitolini, gioca con le parole, le adatta e le riadatta in forma canzonettistica, accomodandosi sulle sue note.

andrea-rivera-e-pign_20151203081742In “The Best (ia)”, scritto e diretto dallo stesso Rivera, l’attore e musicista romano propone come sempre la sua formula accattivante, girovagando tra parole e musica tra i vicoli di Roma e gridando  il malcontento cittadino, tra nonsense e assoluta veridicità. L’attore che ha conosciuto il grande pubblico con le sue interviste al citofono in “Parla con me” di Serena Dandini su Rai 3, riesce a piacere ad un pubblico colto che continua a frequentare la piazza nonostante i cambiamenti epocali e rimane fedele a se stesso senza farsi fuorviare dai cattivi consigli materialistici e consumistici della televisione. I falsi miti presi di mira a suon di stornellate da Rivera, sono un serio monito a ritornare al vecchio, ad un Pasolini che non è morto, ma solo dimenticato da chi rincorre l’apparire più che l’essere. I momenti vissuti sul palcoscenico dall’interprete sono condivisi con Matteo D’Inca, giusto accompagnatore dei quadri salienti dello spettacolo. Inoltre i video ricordano i divertenti siparietti di Rivera, interviste al citofono con gente sconosciuta, inconsapevole di essere oggetto di provocazione da parte dell’attore. Uno spettacolo che è un work in progress ed ogni sera cambia, per evitare la noia del protagonista, ma anche di chi lo ascolta, escludendo così un ripetitivo rituale come quello di un lavoro in fabbrica. Andrea Rivera da voce alla gente che non piace, quella che non appare, ma cerca una vita normale con una libertà creativa senza limitazioni di sorta. Il consiglio è di non far durare più di un’ora e venti minuti lo spettacolo, in quel caso la ripetitività potrebbe essere in agguato e far perdere lo smalto iniziale della satira popolare. Si replica al Teatro Sala Uno (Piazza di Porta San Giovanni, 10)  fino al 3 gennaio e dal 7 gennaio al 10 gennaio.

Al Teatro Brancaccino: “L’arte è una caramella”

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Di Paola Aspri

Uno spettacolo atipico per raccontare 500 anni di arte, l’arte che ha accompagnato la nostra fantasia e classicità d’intenti, ma anche stravolto il nostro comune sentire una scultura o un quadro, se la medesima trasmette qualcosa di inestricabile ma che l’autore interpreta come universale. Ebbene, in “L’arte è una caramella”, scritto e interpretato da Carlo Vanoni, per la regia di Gian Marco Montesano, ci sono tanti collegamenti tra un artista neo classico e la pop art di Andy Warhol,  anche se a prima vista possono sembrare lontani anni luce. Nello spettacolo ci sono domande irrisolte a cui si darà voce, come se considerare scultura l’orinatoio di Marcel Duchamp, tanti misteri svelati e soprattutto trattati anche con l’arte della leggerezza. Non solo parole, ma anche immagini, accompagnate da musica dal vivo, un zigzagare tra la Monna Lisa di Manet fino al letto di Van Gogh, passando tra le opere dei nostri giorni evocate nell’epilogo da 79 Kg di caramelle colorate ammucchiate in un angolo. Ma l’arte è fatta anche di cose che sembrano stupide e banali, ma che banali non sono e rientrano nella nostra arte del vivere, come le caramelle. Montesano, regista e autore e Vanoni da più di vent’anni impegnato nelle arti contemporanee, hanno messo insieme il comune estro per celebrare anche l’uscita del libro “A letto con Monna Lisa”, scritto da Vanoni con Luca Berta.

Le scene sono di Carlo Vanoni e Gian Marco Montesano. Le voci fuori campo sono di Giulia Basel. Massimo Vellaccio, Umberto Marchesani, Maresa Guerra, Luigia Tamburro, Emiliano Furlani. La fotografia è di Stefano Bozzani e le scansioni immagini di Miriam Doni.  Si replica da questa sera fino all’8 novembre al Teatro Brancaccino in Via Mecenate, 2.

www.larteeunacaramella.it