Al Teatro Tirso De Molina “Ancora era ora!”

Standard

É in scena in questi giorni “Ancora era ora!” al Teatro Tirso de Molina, con l’irrefrenabile verve comica di Maurizio Mattioli, che in questo caso si racconta tra esordi come “barzellettaro” nei bar di borgata, fino ad arrivare al grande palcoscenico, quello di Garinei e Giovannini. Continua a leggere

“Mi hanno rimasto solo”, in scena alla Terrazza delle Arti

Standard

//

Di Paola Aspri

“Mi hanno rimasto solo” in scena fino a stasera alla Terrazza delle Arti al Palazzo dei Congressi, è uno spettacolo collaudatissimo, che Michele La Ginestra porta come fiore all’occhiello del suo repertorio teatrale. L’attore romano, Direttore Artistico del teatro 7, è ormai un veterano della scena e ne conosce i trucchi e i segreti, mostrando così una padronanza del palcoscenico e delle sue funzioni di attrattiva sul pubblico.
Sono dieci anni che La Ginestra circuita con successo questo suo gioiello di scrittura e che guida registicamente con padronanza. Il pubblico gradisce rivederlo più volte come un vademecum della romanità. L’interprete inizia con un omaggio a Petrolini, di cui ne vanta le qualità dialettiche e trasformistiche, fino a toccare caratteri come il calciatore Meniconi, all’uomo che ha l’olfatto sviluppato e sente le puzze di una umanità sempre più alla deriva fisico-mentale, per raggiungere l’apice con Don Michele, un personaggio diventato cult per La Ginestra, portato alla ribalta di Zelig. Ad accompagnarlo in questo viaggio dal trascorso al presente le voci meravigliose di Alessia Lineri, Irene Morelli e Alessandra Fineo, accompagnate dal maestro Paolo Tagliapietra che fanno da intermezzo musicale alle incursioni comicali del valente attore.
Non si risparmia mai Michele La Ginestra, si dona senza indugio ad una platea che ha voglia delle sue battute e del suo girovagare tra una situazione e l’altra come un pionieristico viaggiatore alla ricerca dell’io. Il gioco scenico riesce totalmente e anche quando smette i panni del ridente interprete e si veste di malinconia, ricordando un suo momento personale, riesce a convincere e a commuovere, regalandoci un attimo che appartiene ad ognuno di noi.
Michele La Ginestra non è l’uomo che entra ogni giorno nelle case convincendoci a comprare la pasta De Cecco, ma è l’attore che mostra la sua verità, giocando con varie parti in commedia, apparendo nel finale come un Pierrot moderno con la lacrimuccia. Il colpo di teatro per La Ginestra è essere se stesso senza filtri mediatici, anche se la pubblicità fa audience, ma quello è un altro capitolo che non ha niente a che fare con il Michele che vestì Rugantino a fianco di Sabrina Ferilli e quello attuale tutto da vivere. Da vedere.