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Maurizio Costanzo racconta due solitudini in “Un coperto in più”, in scena al teatro Sala Umberto
StandardDi Paola Aspri
“Un coperto in più”, in scena in questi giorni al Teatro Sala Umberto ha la firma di Maurizio Costanzo. La pièce ha un’idea funzionale all’attualità, anche se è stata scritta nel 1972 e potrebbe risentire del tempo che passa. Non è il tema a non funzionare, ma l’ambientazione, il collocare una trama psicologicamente delicata, di due solitudini a confronto in una casa che diventa un tutt’uno con le caratterizzazioni dei due personaggi. Il passaggio repentino di uno dei protagonisti nella casa dell’altro come fosse casa sua, incide sulla diversificazione delle vite di ognuno, facendo confusione sullo snodo tramatico. Un’unica ambientazione quindi per raccontare la storia di Camillo e Alfredo, due uomini che sognano cose diverse, ma sono accomunati dalla voglia di rendere la vita meno amara. Alfredo è un ricco gioielliere e Camillo un uomo che vive di espedienti e che rifila una truffa al possidente fintamente ignaro. Entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro per alimentare le fantasie reali e immaginifiche. Sedie vuote, visionarie affermazioni, intrusioni non volute, donne reali e inventate, fanno parte di una commedia dove non ci sono conferme, ma solo dubbi e incertezze. L’unica verità è la profonda solitudine che aleggia negli uomini, vinti dalle loro debolezze di esseri umani. Ci sono momenti brillanti e paradossali, ma l’amarezza vince sulle divertenti esternazione degli attori.
Eccezionali Maurizio Micheli e Vito, in sintonia perfetta nell’elargire l’asciuttezza e i picchi di estrosità in una recitazione senza freni, giocata sulla bravura degli attori. Loredana Giordano è brava nel rendere un personaggio di donna napoletana sgrammaticata, genuina e lestofante, perfetta nel fisico e nella gaudente recitazione.
Alessia Fabiani è la donna che fa la differenza in scena, quella chiamata a ricoprire nel secondo tempo il ruolo dell’agognata Luisa, la donna fantasma che diventa l’illusione reale di Alfredo e che approfitta della situazione. Un carattere azzeccato, che la Fabiani abbraccia con semplicità, fingendosi una donna/bambina per il contesto illusorio.
Il finale è triste ma ci riconsegna al destino di questi uomini, prigionieri dei loro sogni e in balia delle rispettive menzogne.
Uno spettacolo per una prova d’attori al maschile, vinta pienamente, anche se le due interpreti femminili sono altrettanto dotate di temperamento e capacità. “Un coperto in più” è un testo un po’ misogino, anche se interessante. Il disappunto è sulla scenografia che non è funzionale agli attori e alla loro storia sulla scena. La regia è di Gianfelice Imparato. Si replica fino al 27 settembre.
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