Di Paola Aspri
Molière è stato e continua ad essere compagno di viaggio di tanti registi e autori contemporanei. In questo caso Pietro Romano, attore e regista de “Il malato immaginario” ravviva la tradizione teatrale, non tradendo l’humus del drammaturgo francese, ma lo vivacizza ancor di più permeandolo del dialetto romanesco. Giocosa e divertente messa in scena, accompagnata dall’inventiva attoriale di Nadia Rinaldi che nel ruolo della serva Tonia, immette dinamicità e ludica reminiscenza dialettale. Un palcoscenico dove tutto accade e Argante, malato immaginario da sempre è vittima dell’ambiguità di una moglie interessata ai suoi soldi e di medici che tentano di vendergli una falsa guarigione. Insomma tutto in una cornice ricca di spunti dialettici come si conviene alla Commedia Dialettale Romanesca. Bisogna però pensare che il teatro visto da questa angolazione ha una sua valenza artistica, ma è certamente proiettata ad un pubblico di tradizione, un po’ datato che conserva nel cuore una “Roma Sparita”. Gli altri spettatori televisivi e fruitori di musical e quant’altro troveranno da ridire per uno spettacolo che resta ancorato ad una esaltazione del passato. Ma Achille Mellini, Direttore Artistico del Teatro Tirso De Molina, non vuole fare torto ai suo abbonati e fedeli estimatori della Sala e ha costruito una programmazione ad hoc per chi vuole ridire senza volgarità e con buoni sentimenti da tramandare ai posteri. Bravissimi tutti gli interpreti da Serena De Siena, una figlia Angelica perfetta nel suo personaggio a Pierre Bresolin a Lucchesi Helis, a Edoardo Camponeschi. Da menzionare Emy Bergamo, una Belina fantastica, perfida e con il giusto fisico del ruolo che duelleggia verbalmente con la Serva Tonia, una splendida e eccezionale Nadia Rinaldi. Non da meno Stefano Antonucci, nella parte del fratello Beraldo. Si replica fino al 23 novembre.