Ritorna da questa sera “Sister Act” al Teatro Brancaccio, dopo il grande successo dello scorsa stagione e dopo aver conquistato 2 premi agli Italian Awards 2016 come Migliore Regia a Saverio Marconi e per la miglior attrice non protagonista, Francesca Taverni nel ruolo della madre superiora. Inoltre il Premio Persefone 2016 alla protagonista spagnola Belia Martin. Continua a leggere
SAVERIO MARCONI
Sister Act: Le Suore Svitate approdano al Teatro Brancaccio con la “The Voice” Suor Cristina
StandardDi Paola Aspri
Il film nel 1992, con Woopy Gooldberg fece proseliti in tutto il mondo, decretando il successo delle “Suore Svitate”. Oggi il film “Sister Act” è un cult a tutti gli effetti e Saverio Marconi, dopo aver visto diverse edizioni in tutto il mondo decide di portarlo in scena alla sua maniera, confermando la sua predilezione per le sfide. Lui di sfide ne ha vinte tante e anche questa volta non sarà da meno. L’appuntamento con il musical è il 10 dicembre e ci terrà compagnia per tutte le feste Natalizie, portando una ventata di ottimismo in un momento dove la serenità non è di casa.
Il Teatro Brancaccio accoglie così un gruppo nutrito di attori/cantanti che porteranno la letizia nei cuori romani. Saverio Marconi ha collaudato una macchina perfetta per questo musical, convincendo Alessandro Longobardi, direttore artistico, nonché produttore di spettacoli di successo come “Rapunzel” a dare il suo impegno di promozione, nonché economico.
“Per noi è importante avere degli spettacoli importanti – afferma Longobardi – ed inoltre bisogna dare supporto morale ed economico, invitando la gente a comprare i biglietti, anche quando ci sono amici nel cast, perché il teatro va aiutato sponsorizzandolo anche attraverso lo sbigliettamento.” Tra i singer con voci potenti Belia Martin, nel ruolo che fu di Woopy Gooldberg, la ciclonica star Deloris Van Cartier (Suor Maria Claretta) un misto di etnie sudamericane che le conferiscono una voce fantastica, oltre che una fisicità esplosiva. La guest special è Suor Cristina, nei panni della novizia Maria Roberta, reduce dalla vittoria di “The Voice” che le ha dato notorietà.
A proposito di successo e dell’essere famosi, nella conferenza di presentazione dello spettacolo, il provocatore Antonio Jorio, ex protagonista di “Uomini e donne”, in cerca di una notorietà da cronista d’assalto, ha fatto una domanda a dir poco fuori luogo a “Suor Cristina”, che la etichettava come una suora alla ricerca di protagonismo e non di una divulgatrice di fede, attraverso la sua passione adolescenziale. “Sono stata chiamata sul palco e il Signore mi vuole – afferma Suor Cristina – e questa gioia la condivido con i ragazzi del gruppo”. Perché mettere in difficoltà persone autentiche che portano fede attraverso il canto, anche questo è un modo per avvicinare chi è restio alla fede. “Il Papa credo che mi appoggerebbe, dichiara la suora di “The Voice” – perché la Chiesa deve tendere ad accorciare le distanze con le persone. “Che dio benedica la musica”!
Tanti interpreti in “Sister Act”, tra cui il cammeo di Pino Strabioli, nella parte di Monsignor O’Hara e poi Francesca Taverni nel personaggio della Madre Superiora. Il testo e le liriche sono stati tradotti da Franco Travaglio che porterà il pubblico alla scoperta di una storia al fulmicotone tra gangster e novizie. Il Musical è stato prodotto oltre che da Alessandro Longobardi, dalla Compagnia della Rancia e da Viola Produzioni.
Al Teatro Brancaccio “Cabaret”
StandardDi Paola Aspri
Quando si entra nel mondo cabarettistico del “Kit Kat Club”, il tempo si è fermato e quello che si ode fuori non è che un richiamo fastidioso alla realtà. In “Cabaret” su testo di Joe Masteroff, basato sulla commedia di John Van Druten e sui racconti di Christopher Isherwood, ci si coinvolge nella musica e nel magnifico maestro di cerimonie che è avulso dalle catastrofiche verità che di lì a poco coinvolgeranno tutto il mondo, in primis la Germania. Per raccontare “Cabaret”, in scena in questi giorni al Teatro Brancaccio, non basta entrare nei personaggi che popolano un mondo ignaro sulle atrocità perpetrate dagli uomini, prima dell’avvento del nazismo, bisogna farsi catapultare nell’atmosfera che anima i sentimenti degli artisti, romantici sognatori, chiusi in un universo che li rende atipici alle urla esteriori. Saverio Marconi porta il suo musical ad alti traguardi, facendo interpretare il maestro di cerimonie a Giampiero Ingrassia, quasi un Joker della scena, nei tratti e in una fisicità tra il fumettistico e il futuristico. Lui è l’attore che fa la differenza e sviscera e preannuncia in alcuni quadri l’avvento di un destino crudele e di un mondo che ancora prima che accadesse il peggio era destinato a marcire dietro al materialismo e all’attrattiva dei soldi facili. Intorno ad un club dove impazzano donne svestite e particolarmente appetibili in una Germania pre-nazista, si alterna la vicenda di Sally Bowles, attrice che rincorre sogni e chimere e si innamora di uno scrittore in cerca di gloria. Tra i due è subito amore, ma i sentimenti sono un lusso per pochi quando si ha a che fare con un cambiamento epocale che mette a tacere la dignità. Cliff è il giovane scrittore, il puro e ingenuo uomo che crede di cambiare le sorti viaggiando nella fantasia, un po’ come fa il maestro di cerimonie che invita gli avventori a vivere la favola in musica del suo luogo. Nonostante il destino giochi brutti scherzi il finale che ci regala “Cabaret” e soprattutto l’interpretazione registica di Saverio Marconi è quella di credere nei sogni anche se il mondo tenta di farci crollare le convinzioni. L’ultimo quadro del musical è eloquente e bellissimo, mostra la fine miserabile degli ebrei, chiusi dentro ad un treno che li porta verso i campi di concentramento. In quel momento i personaggi di “Cabaret”, nonostante la loro condizione di prigionieri, restano artisti, mantenendo l’integrità morale del loro stato. Non è facile portare in scena un musical che è stato preceduto dal magnifico film di Bob Fosse del 1972, dove una strepitosa Liza Minnelli metteva in mostra le sue gambe e l’erotismo scollacciato, ma elegantemente eccitante. Ora ad interpretare Sally c’è Giulia Ottonello con una magnifica voce e tenuta scenica, non propriamente seducente come Liza, ma somigliante più ad una “Fair Lady” nelle fattezze e nell’elegante modo di porsi. Sicuramente una scelta registica di Saverio Marconi che non ha voluto fare il verso al film, anche nello scegliere Mauro Simone, un Cliff misurato, timido e riservato come si addice ad un romanziere, più implosivo rispetto a Michael York nel film. Al contrario Giampiero Ingrassia è un deflagrante maestro di cerimonie e assomiglia a Joel Grey, mantenendo viva la tradizione non solo filmica ma anche energizzante del carattere in questione. Altea Russo, Michele Renzullo, Valentina Gullace, Alessandro Di Giulio, Ilaria Suss, Nadia Scherani, Marta Belloni, Andrea Verzicco e Gianluca Pilla sono perfetti per la Compagnia della Rancia, gruppo storico e inimitabile per i musical di tutti i tempi. La traduzione è di Michele Renzullo. Da vedere. Fino al 18 ottobre.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.