Milena Vukotic da Enrica di “Un Medico in famiglia” a “Regina Madre” al Teatro dell’Angelo

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Oramai Milena Vukotic è una veterana del “Medico in famiglia”, accanto all’intramontabile Nonno Libero. Lei Enrica, alias Vukotic, ha sempre calcato il cinema e la tv con caratterizzazioni memorabili come quello di Pina, la moglie di “Fantozzi”. Continua a leggere

La nuova stagione del Teatro dell’Angelo tra graditi ritorni e sorprendenti novità

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Dal 5 al 16 ottobre 2016

Angela Biaggi e Maria Cristina Fioretti in “LIBERE CLAUSURE” di Marina Pizzi con la partecipazione di Eugenia Scotti.

Due visioni della vita si scontrano in un parlatorio benedettino: il cinismo della nostra epoca e la spiritualità e la sua inconsapevole ricerca. Due “clausure” così distanti che possono sfiorarsi, così distanti che inevitabilmente s’intrecciano. In quattro quadri ed un epilogo si snodano la storia di Irma, intrigante immobiliarista cinquantenne senza scrupoli, e di madre Paola coraggiosa e consapevole badessa di un convento quasi in rovina, nel centro della città. Madre Paola per trovare una soluzione concreta per il bene della sua comunità, accetta di incontrare e confrontarsi con Irma e le sue “vantaggiose” proposte, nella speranza di una sistemazione possibile in un nuovo e moderno edificio. Ma la storia va ben oltre ad una semplice transazione…Una sognante e giovane postulante, Benedetta, è testimone partecipe dello snodarsi della vicenda…Un testo che riesce a dare grande spazio anche alla comicità.

Regia di Francesca Satta Flores.

Dal 20 al 30 ottobre 2016

Milena Vukotic e Antonello Avallone in “REGINA MADRE” di Manlio Santanelli.

Terzo anno di strepitosi successi, 120 repliche, dopo essere stato rappresentato a Milano, Torino, Genova, nel Veneto, in Emilia Romagna e nel Lazio, lo spettacolo torna a Roma, per poi ripartire per il Piemonte. Commedia a due personaggi ambientata ai nostri giorni, “Regina Madre” prende le mosse da un classico ‘ritorno a casa’. La storia: Alfredo, grigio cinquantenne segnato dal duplice fallimento di un matrimonio naufragato, che ancora lo coinvolge, e di un’attività giornalistica nella quale non è riuscito ad emergere, un giorno si presenta a casa della madre dichiarandosi deciso a rimanervi per poterla assistere nella malattia. In realtà egli nutre il segreto intento di realizzare uno scoop da cronista senza scrupoli: raccontare gli ultimi mesi e la morte della vecchia signora.

Regia di Antonello Avallone

Dal 10 al 27 novembre 2016

Maurizio Mattioli in “E QUA SO’ IO!… (Un Maurizio di nome Fabrizi)” con Fulvia Lorenzetti

Mattioli interpreta Fabrizi. Reinventa Fabrizi. Diventa lui. Un Fabrizi che racconta se stesso, da cima a fondo, che mette in scena se stesso, attraverso la voce, le movenze e l’aspetto (così affine, peraltro!) dell’unico altro Mastro Titta del nostro teatro. Insomma, un Maurizio di nome Fabrizi. Molto più che una messa a confronto fra due diverse generazioni di teatranti: un omaggio sincero, pieno di colpi di scena (e di scenette), da cui far emergere anche un legame a distanza fatto di immedesimazione, rispetto, riconoscenza, contrasto e passione, con tutti i privilegi e gli oneri che spettano a chi, di Fabrizi, è stato il naturale erede artistico.

Scritto e diretto da Giuseppe Manfridi.

Dal 26 dicembre 2016 al 22 gennaio 2017

Antonello Avallone in “LA BANDA DEGLI ONESTI” di AgeScarpelliAvallone + cast in via di definizione.

Dall’omonimo film del 1956 di Age e Scarpelli, con i grandi Totò e Peppino De Filippo, la divertentissima e poetica versione teatrale di un eccezionale capolavoro di comicità. Tre improbabili falsari alle prese con lo spaccio di una serie di biglietti da “diecimila lire”, quelli che negli anni ’50 venivano affettuosamente chiamati “i lenzuoli”. Uno spaccato della nostra “Italietta” che, piena di speranze, tentava di dimenticare i disastri della guerra alla vigilia del boom economico; un “come eravamo” al contempo comico e deliziosamente malinconico. Uno spettacolo volutamente in bianco e nero, che arriva agli occhi dello spettatore attraverso una gamma minuziosa di colori grigi, piombo, carboncino, antracite, pece…e quant’altro è nella gamma dei film italiani degli anni cinquanta.

Curiosità: prima che divenisse film, il soggetto di Age e Scarpelli era nato per essere rappresentato come testo teatrale con il titolo “La Portineria”. Regia di Antonello Avallone.

Dal 26 gennaio al 12 febbraio 2017

Pippo Franco in “BRANCALEONE e la sua Armata” di Pippo Franco e Gigi Miseferi + cast in via di definizione.

Brancaleone, di ritorno dalla Terra Santa, dove ha combattuto quella che lui definisce la sua ultima battaglia, chiede ospitalità ad un clerico eremita, uomo colto ed esperto cerusico al servizio del Vescovo di Trani. Brancaleone, pur non avendo mai perso il suo senso dell’ironia con cui affronta la sua esasperata esistenza, è in preda ad una crisi suicida: nella sua ultima battaglia si è finto morto per non essere ucciso dai Saraceni ed ora vuole espiare la sua colpa ingerendo un veleno.

Tornato in sé dopo mille peripezie, a Brancaleone viene offerta dal Vescovo la possibilità di formare un’armata e di conquistare il Castello di Bellafonte caduto in mano ai saraceni. Una commedia ricca di azione e di spunti di riflessione che, cavalcando un umorismo, spesso involontario, rappresenta, nel modo più sorprendente possibile, il lato tragicomico dell’esistenza umana. Regia di Giacomo Zito.

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Dal 16 febbraio al 12 marzo 2017

Antonello Avallone e Giuseppe Manfridi in “DELITTO PERFETTO” di Frederick Knott + cast in via di definizione.

Tony Wendice, un ex campione di tennis che ora commercia in articoli sportivi, scopre che la ricca moglie Margot lo tradisce con Mark Halliday, uno scrittore statunitense di romanzi gialli. Wendice decide pertanto di sbarazzarsi della moglie inscenando “un delitto perfetto”, in modo da ereditare a tempo debito la sua piccola fortuna. Per evitare qualunque sospetto a suo carico, Tony, trova in un suo amico con precedenti penali il sicario ideale. Ma il piano, anche se meticolosamente costruito, non andrà per il verso giusto e uno zelante ed intelligente ispettore di Scotland Yard troverà le prove per incolpare il marito-mandante. Rappresentata a Londra nel giugno 1952 e a New York nell’ottobre dello stesso anno, la commedia è pervasa da un’atmosfera di grande tensione, di una suspense costante che coinvolge emotivamente lo spettatore con un gioco continuo di aspettative, di imprevisti, di anticipi e sospensioni. Dal testo teatrale Alfred Hitchcock ne trasse un film di grande successo. Regia di Antonello Avallone.

Dal 15 al 26 marzo 2017

Elena BonelliELENA BONELLI interpreta BRECHT” arrangiamenti, selezione e direzione musicale Cinzia Gangarella.

Elena Bonelli, conosciuta al grande pubblico come l’erede e voce della canzone romana nel mondo, con la sua ultima produzione teatrale sul drammaturgo Bertolt Brecht si avvicina a temi decisamente impegnati e impegnativi e ne offre una chiave di lettura originale, che dà spunti di riflessione sull’attualità di oggi e rende l’opera del poeta godibile e fruibile anche ad un pubblico che meno lo conosce o lo apprezza. Al fortunatissimo debutto del recital al Todi Festival 2015, il pubblico che ha gremito la sala ha straapplaudito Brecht ed il suo nuovo universo così riproposto dall’artista che con versatilità istrionica riesce a regalare personaggi al limite della follia tra ironia, divertimento, malinconie e dolcezze, insomma un turbinio di forti emozioni date da canzoni e brani recitati di enorme impatto. Così la Bonelli, accompagnata dal maestro Cinzia Gangarella al pianoforte e seguita dalla regia di Patrick Rossi Gastaldi, interpreta magistralmente i brani di Brecht e Kurt Weill: da La ballata della vivificante potenza del denaro a quella della schiavitù sessuale, sempre attuali; da Filastrocca popolare che sembra scritta oggi ad Alabama song, sogno di nuova vita dell’emigrazione; da Jacob Apfelbock che accende una luce sui crimini giovanili; a Marie Sanders sull’odio razziale; Mackie Messer il serial killer; la sguattera Jenny dei pirati, ovvero la pazzia, Surabaja Johnny e il fenomeno della prostituzione. Elena Bonelli, dotata di una voce e interpretazione straordinariamente “brechtiana” apre così nuove porte d’accesso al significato dei testi di Brecht, con un inaspettato, quanto originale, accostamento ai fatti della cronaca attuale letti sui giornali del giorno. Così Brecht secco e scarno, diventa una riflessione sociale, un viaggio antropologico attraverso racconti e testimonianze che hanno segnato la storia del mondo.

Regia Patrick Rossi Gastaldi.

Dal 30 marzo al 9 aprile 2017

Antonello Avallone e Maria Cristina Fioretti in “PUGGILI” ovvero “Il boxeur, la moglie e l’allenatore” di Alessandro Canale.

Durante l’incontro per il titolo italiano dei pesi medi, un pugile rivive, attraverso i ricordi del suo sanguigno allenatore Artemio e della giovane e intraprendente moglie Moira, tutte le tappe che lo hanno condotto a quel momento così importante della sua carriera. Dalla palestra frequentata da ragazzino dodicenne, alla sua prima esperienza amorosa, ai conflitti tra le due persone più importanti della sua vita. Infatti i veri pugili sono proprio Artemio e Moira che da più di dieci anni combattono tra di loro nel tentativo di ottenere il potere assoluto su di lui. Un testo mozzafiato, senza un attimo di pausa, dove risalta la bravura dei due interpreti ed una regia di grande atmosfera. Uno spettacolo dai contenuti fondamentalmente drammatici che non rinuncia, grazie a situazioni tragicomiche e ad un coloratissimo dialetto romanesco, a numerosissimi momenti di comicità.

Regia Antonello Avallone.

Dal 4 al 21 maggio 2017

I CANNIBALI-THE CARNAGE” con Max Caprara, Giada Prandi, Veronica Milaneschi.

Mai accettare un invito a cena dai vostri vicini se siete gli ultimi abitanti di un condominio in disfacimento assediato dal degrado, potreste infatti rispecchiarvi nelle reciproche miserie e passare la serata ad accumulare idiozie e magari, come nel nostro caso, andare incontro ad un finale tanto inimmaginabile quanto catastrofico. Questa tragicommedia, che usa la risata per far riflettere e la riflessione come elemento indispensabile della comicità, descrive un pezzo di società occidentale post-borghese a cavallo di un cambio epocale, assediata, da un lato, dal clangore del vuoto dei valori contemporanei e venata, dall’altro, dalle reminiscenze di un età dell’oro, del diritto e dell’etica borghese, ormai irrecuperabili. In questa sferzante tragicommedia tutto passa per lo stomaco con la affannosa voracità di un criceto in gabbia, animaletto che aleggia continuamente durante lo spettacolo grazie proprio alla sua assenza (come tutto del resto: “Questo quartiere brilla per la sua assenza” ) attraverso i suoi elementi essenziali ovvero l’animale da compagnia, che una coppia regala al figlio dell’altra (bambini anch’essi cannibalizzati: “I nostri figli sono il nostro pasto quotidiano”) e la gabbia, quella cioè di un microcosmo di valori-trappola che con la scusa di velocizzare liberare ed emancipare l’essere umano lo hanno sempre più chiuso, stretto, immobilizzato. La commedia assorbe quindi il ritmo di questo animaletto con il suo lesto giochino disperato che lo fa eternamente girare a vuoto sulla sua ruota di plastica, marcando la pièce per la voracità delle battute e per la eterna patetica ed esilarante lotta per esistere, e ci restituisce un’atmosfera densa di riferimenti cronachistici e sociali in cui nulla è ciò che sembra, lasciandoci tra una risata e l’altra come un buco nello stomaco in attesa della promessa cena esotica di là da venire…

Scritto e diretto da Massimiliano Caprara.

Al Teatro dell’Angelo: "Centomila, Uno, Nessuno – La curiosa storia di Luigi Pirandello”

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Di Paola Aspri

Un grande omaggio ad un drammaturgo tra i più rappresentativi del “Novecento”. Luigi Pirandello viene tratteggiato con grande perizia di particolari tra il serio e l’ironico da Giuseppe Argirò in uno spettacolo/reading che ha stravolto amabilmente il titolo di una famosa commedia pirandelliana. Centomila, Uno, Nessuno – La curiosa storia di Luigi Pirandello, è il titolo di una famosa pièce dell’artista siciliano, leggermente modificata da Argirò che ha voluto così vedere a modo suo, prendendo la parte migliore, tutta la poetica e la vita di un misterioso e ineguagliabile uomo.

IMG_8019-kIl racconto scenico è affidato a Giuseppe Pambieri che aleggia sulle parole con maestria e con il solo supporto della voce capace di cambiare registro per il piacere della platea, portarci a conoscere e ad approfondire il vissuto pirandelliano. Così il regista e l’autore di questo omaggio ci porta per mano insieme al suo alter ego verso pensieri e elucubrazioni della realtà e finzione del drammaturgo, esplora il suo “io”, attraverso un emozionale Pambieri che si compenetra e si commuove verseggiando personaggi che entrano ed escono nelle dimamiche del demiurgo, ispirazione di un vissuto sofferto e malinconicamente portato con sé.

Un leggio è da supporto al protagonista che vola alto le parole e dimostra di tenere viva l’attenzione senza fatica, perché il suo generoso recitare è un tutt’uno con l’abilità di un artista a tutto tondo che riesce a mettersi in gioco tra le pieghe elucubrative pirandelliane.

Lo spettatore rivede tra le parole di Giuseppe Pambieri tutti i caratteri delle commedie di Pirandello, da “Sei personaggi in cerca d’autore”, “Il Fu Mattia Pascal”, “Così è se Vi pare”, “Il Giuoco delle parti”, ma anche i personaggi femminili che sono stati parte integrante della vita immaginifica di Pirandello da Mommina a Erisilia, la figliastra di “Sei personaggi in cerca d’autore”, insomma un escursus che va ad approfondire i sentimenti contorti di un’anima che cerca l’amore, ma nonostante il suo peregrinare poetico non trova e si strugge per tutta la vita alla ricerca di sé, attraverso le storie di una vita interiore. Un meraviglioso ritratto che è un’affermazione di  un’anima divisa in due tra il vivere affannoso che reclama l’uomo e l’artista in bilico tra ragione e sentimento. Da vedere. Al Teatro dell’Angelo fino al 17 aprile.

Al Teatro dell’Angelo “Lo zoo di vetro”

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Di Paola Aspri

pamela villoresi rid (2)È un testo di forte intensità emotiva “Lo zoo di vetro”, uno dei pilastri mondiali della drammaturgia di Tennessee Williams che si avvale di una tragedia familiare che entra nel microcosmo delle realtà di tutti i tempi, quello degli affetti più stretti e resi latitanti da un passato triste. E’ quindi difficile portare in scena un assunto che vive di gloriosi trascorsi plateali, di infinite trasposizioni, ma che rimane una grossa sfida per un regista con l’audacia di proporsi nell’ardua accettazione del dramma. Giuseppe Argirò riesce alla perfezione a mettere in scena una moderna e asciutta pièce, con attori all’altezza di evocare le disgregazioni interiori dell’essere umano e a renderli deflagranti senza disturbare, con eleganza e giusti tempi teatrali. La scelta di Argirò di fare una regia attenta ai particolari drammaturgici di Williams lo premia pienamente, aggiungendo anche una collocazione ambientale asettica, dove il bianco predomina su tutto, quasi a purificare e ricordare da dove veniamo. L’integrità morale dei personaggi è collocata in uno spazio bianco, dove tutto accade e dove tutto si muove fino a rimettere in discussione le scelte di vita. La trama è quasi sempre lo specchio del vissuto del demiurgo che ripropone spesso nei suoi scritti la figura femminile di sua sorella, fragile e malinconica, abbandonata ad un destino senza via di scampo. Ne “Lo zoo di vetro” è Laura a impersonificazione la donna dei sensi di colpa di Williams, la claudicante ragazza che vive la quotidianità chiusa in se stessa con il piccolo universo di animaletti di vetro che cura più della sua anima.pamela villoresi- elisa silvestrin rid (2) Accanto a lei, Amalia, una madre ossessiva, abbandonata dal marito tanti anni prima, cristallizzata in un cliché di donna leggera, che vive di fantasie ed esteriorità illusorie e si scontra con la perenne insoddisfazione del figlio Tom, costretto a lavorare e vivere in un ambiente claustrofobico, lui che sogna attraverso il cinema di vivere avventure avulse dal reale. A impreziosire lo spettacolo l’interpretazione di Pamela Villoresi nel ruolo della mamma, che veste il personaggio con amabile ironia, con nessuna sbavatura recitativa, nonostante gli sbalzi umorali del suo carattere. Elisa Silvestrin si propone con una fisicità perfetta, adattandosi al difetto che il personaggio richiede e con una modalità recitativa mite e implosiva, brava nel non eccedere mai, in contrasto con gli altri caratteri. pamela villoresi- elisa silvestrin 2 rid. (2)Alberto Caramel e Maurizio Palladino sono diversi ma compatibili nell’impersonificare due ruoli che viaggiano nella stessa verità, ma con uno sguardo al mondo interiore. In Tom c’è l’estro del viaggiatore mentale e fisico, mentre nell’amico Jimmy quello del sognatore disilluso, che porta dietro le patologie della famiglia, quasi lo specchio riflesso di Tom. Bravissimi entrambi nel rendere due personalità maschili, eroi tragici dell’oggi. Uno spettacolo da vedere, con le proiezioni video di Claudio Ammendola che rendono ancora più attuale e attraente il tutto. Si replica al Teatro dell’Angelo fino al 22 novembre.

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La Marchesa D’Aragona al Teatro dell’Angelo con “Tutto va ben…Madama la Marchesa”

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Di Paola Aspri

Il Bon Ton è il suo pane quotidiano, lo impartisce a chiunque e lo spalma adeguatamente su qualsiasi trasmissione televisiva. “Adorata” è il termine che la accompagna in ogni sua esternazione pubblica. La Marchesa d’Aragona è la regina dei salotti internazionali e televisivi, ha saputo spaziare con eleganza da “Pechino Express” con il suo maggiordomo Gregory, a “Estate in diretta”, “Uno Mattina”, fino a “Verdetto Finale”, dove apparirà ogni settimana con i suoi look adeguatamente adatti ai salotti di ogni tempo.

La incontriamo al St. Regis suo luogo preferito per relazionarsi. Appuntamento in questo Grand Hotel dove il tempo si è fermato e non sembra neanche di vivere la Roma sporca e oziosa che ci richiama ogni giorni fuori dalle pareti di questo lusso ostentato. Arriva con un piccolo ritardo con i suoi assistenti giovani e naif, vestita di giallo, perfettamente a suo agio con un colore che sembra essere proibitivo per le bionde. Invece a lei questo colore dona, la fa sembrare una monarca di altri tempi, con quel tocco snob che tanto piace ai suoi fan sudditi.

Il colloquio diventa informale sulla scia di un’avvenuta alleanza tra giornalista e intervistata. Ed è facile riuscire a carpire piccoli anatemi che tanto piacciono alla Marchesa del Popolo, consigli per gente comune e vip del momento. Lei non si ferma davanti a niente e anche le provocazioni sono dette senza colpo ferire, con quel savoir faire che è gentilmente donato alle grandi comunicatrici.

La marchesa da questa sera è al Teatro dell’Angelo con “Tutto va ben…Madama la Marchesa” fino al 4 ottobre. La regia è di Marco Simeoli. Insieme a lei sul palco i Pandemonium ed i Milk & Coffee.Una divertente commedia musicale scritta da Gian Michele Meloni, Mariano Perrella, Marchesa d’Aragona, Silvio Subelli e Claudio Pallottini, che vede come protagonista la Marchesa d’Aragona nel ruolo della Marchesa di Castiglia in una performance poetico musicale, ricca di auto ironia e straordinari colpi di scena.