Al Teatro Golden "Cena con sorpresa"

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Una coppia di marito e moglie, sposata da anni è messa in difficoltà da una situazione imprevista. In loc-CenaConSorpresa-ok-webCena con sorpresa”, in scena in questi giorni al Teatro Golden, gli attori sono coinvolti in una divertente situazione che metterà in difficoltà le loro vite apparentemente serene. La coppia di collaudati coniugi, interpretati dai bravi Daniela Morozzi e Giancarlo Ratti, organizzano una cena dove ci sarà un loro amico architetto, interpretato dallo spumeggiante Gianni Ferreri. A questa cena a sorpresa interviene anche la figlia, interpretata da Chiara Mastalli.I due coniugi non sanno che il cinquantenne affermato ha una storia con la propria figlia. Angelica come un fulmine a ciel sereno spingerà l’architetto a rivelare la loro relazione. Ma come troverà le parole giuste per dirlo e soprattutto come la prenderanno i due amici? Ed e qui il colpo di scena della commedia che vive su questa suspense, tra imbarazzi e giochi di parole. La commedia è scritta da Augusto Fornari, Toni Fornari, Andrea Maia e Vincenzo Sinopoli e la regia è di Toni Fornari. Si replica fino all’8 maggio.

 

 

Al Teatro Golden: …E la musica mi gira intorno con Maurizio Casagrande

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Di Paola Aspri

Maurizio Casagrande in veste di artista poliedrico per “…E la musica mi gira intorno”. Questa volta il regista e attore che ha contribuito alla verve attoriale di Vincenzo Salemme in tanti film, prova la strada musicale per cimentarsi in qualcosa di inedito  cui non eravamo abituati a vederlo. 23042013.DSC_5028Il suo spettacolo, scritto insieme a Francesco Velonà, è un mix di emozioni musicali che tratteggiano il percorso esistenziale di Casagrande partendo dagli esordi infantili, quando ancora non era in grado di capire cosa avrebbe fatto da grande. Un debutto può creare a volte anche qualche piccolo impaccio e al grande Maurizio è capitato di farsi prendere dalla confusione del momento per poi riprendersi alla perfezione tra un aneddoto e l’altro, narrando i suoi primi turbamenti sentimentali, accompagnandoli a brani memorabili che rimangono fissi nella memoria. Si va zig zagando musicalmente, quasi un carosello napoletano che si adatta perfettamente alla dinamicità del protagonista, chiamato a interpellare se stesso e anche il suo duo di vocalist Mariateresa Amato e Roberta Andreozzi, puntuali nel ricordare musicalmente i momenti salienti, partendo dagli anni “50”, anni in cui i genitori di Maurizio Casagrande (tra cui il grande Antonio) si conobbero per arrivare agli anni “60” e al tormentone de “Viva la pappa col pomodoro” e alla Rita Pavone Yè- Yè. Poi il rockettaro Casagrande esplode con un mix di brani cari a quei tempi, artisti che hanno fatto grande la storia del rock internazionale, dai Deep Purple, a Led Zeppelin. Poi gli anni “80” dove a bordo di una “Uno Bianca”,  Casagrande ha la sua passione più grande per una ragazza che non esita ad essere molto aperta con tutti, rischio del fatto di essere un batterista e di non attirare a quei tempi la ragazza romantica. Sulle note di “Andamento lento” l’artista napoletano ricorda gli attimi veraci passati con una fidanzata un po’ leggera. e.. la musica mi gira intorno 1Poi arriva l’amore in chiave musical con Zucchero e con “Diavolo in me” esplode il ciclone partenopeo che inventa passi improbabili e situazioni machiettistiche, il tutto non dimenticando l’attore. Gli sketch, gli scoop esistenziali e storie che ci assomigliano vanno a braccetto con il brio della musica, ravvivato dalle incursioni di un tecnico “animale” che tenta di smontare a parole e con le azioni la rappresentazione in essere. Tra Casagrande e il bravo Peppe Fiore è uno spasso continuo, tra cadute di stile e strafalcioni del tecnico che tenta di mettere il becco dappertutto disturbando l’equilibrio del protagonista. Inutile dire che il poliedrico interprete muove con abilità una rappresentazione non di genere, squilibrata già dal primo quadro, ma nelle corde di un andamento partenopeo che porta a una improvvisazione voluta e ragionata. Da vedere. Al Teatro Golden fino al 17 aprile.

Al Teatro Golden: “La bella è la bestia”

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Di Paola Aspri

Una storia d’amore vissuta sul lettino dello psicanalista, che diventa piano piano il confidente e il tutto per Alessandro Severi, uomo indeciso, dubbioso e con una scarsa fiducia nelle proprie possibilità. In “La bella è la bestia”, in scena in questi giorni al Teatro Golden, scritto a quattro mani da Massimo Natale (insieme a Ennio Speranza) che ne ha fatto anche la regia,  il mix psicanalisi e colpo di fulmine funziona alla perfezione ed anche lo scambio d’identità. bigLa psicanalista in questione, interpretata da Raffaella Rea (attrice che ha fatto del ruolo in “Narcotici” il suo fiore all’occhiello), ha paura di essere bella e così fraintesa dai suoi clienti e per non correre il rischio di vedere una sequela di cuori infranti, decide di diventare una bruttina stagionata su consiglio di Barbara, amica e fedele collaboratrice del Centro.  La situazione precipita quando Giulia si trasforma in se stessa, bella e seducente e si presenta ad un evento dove incontra il suo paziente che non crede ai propri occhi nel vederla e neanche immagina che sia il suo confessore interiore. Gli equivoci sono alla base della pièce che regge il meccanismo drammaturgico grazie agli innumerevoli colpi di scena, ripetutamente portati a galla dagli interpreti. Ciliegina sulla torta l’innamoramento di Barbara per l’ex di Alessandro, una Camilla invadente e gelosa fino a quando scopre di preferire l’amica di Giulia. Insomma ci sono tutti gli elementi per divertire e riflettere, ma manca a volte quel dinamismo attoriale che potrebbe essere il motore trainante della commedia che vive sulle sorprese e sulle battute fulminee. Bravo Simone Gandolfo, simpatico, accattivante, un perfetto romanticone avulso dalla realtà. Raffaella Rea riesce a convincere, ma rimane a tratti legata un po’ al ruolo della psicanalista, non adagiandosi sul personaggio che subentra a sconvolgere la vita di Alessandro. Annalisa Favetti fa la differenza alzando i toni della commedia con le sue incursioni stravaganti e giocate su una verve fuori dal comune. Discreta Julie Ciccarelli in una parte che personifica la donna un po’ oca e invasiva, ossessiva e alla ricerca dell’uomo per tutta la vita, salvo poi trovare la donna per tutte le stagioni. Massimo Natale dirige alla perfezione gli attori, facendo inoltre indossare al protagonista Simone Galdolfo le sue fantastiche cravatte animate. Da vedere. Fino al 20 marzo.

 

Al Teatro Golden “Sali o scendo?”

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Di Paola Aspri

Una commedia dove gli equivoci sono di casa e trascinano i personaggi in situazioni paradossali, proponendo una fotografia dell’esistenza veritiera e divertente. In “Sali o scendo?”, scritto e diretto da Danilo De Santis, il paradosso la fa da padrone in quasi tutta la messinscena, mettendo a dura prova i caratteri che provano a vivere sentimentalmente situazioni imprevedibili fin dall’inizio. La vicenda si svolge davanti ad un portone il “36A”, dove Attilio si dirige speranzoso per citofonare a Sofia, che crede sia la donna perfetta non solo per passare una splendida serata, ma per costruire qualcosa di solido. Ma, mentre è intento a dare una scampanellata al suo destino arriva Serena che vuole riprendersi il suo ex. Gli avvenimenti davanti al portone si susseguono ad un ritmo frenetico, dando luogo a dei veri e propri quadri esilaranti. Citofonare è un problema se a rispondere c’è un intero condominio che parla di qualsiasi argomento e confonde i pensieri di Attilio senza venirne a capo. Arriva poi una donna che mette in discussione il ritorno di Serena dal suo ex e tutto si complica, e la strada diventa il palcoscenico dell’esistenza proiettata sulle ansie e sulle insicurezze dei personaggi che non trovano equilibrio nel gestire le proprie emozioni e cambiamenti di quotidianità. Una commedia dove si ride, si riflette fino ad un finale che fa ritrovare un generoso destino, quasi improbabile se voluto da noi stessi. Danilo De Santis è anche in scena e interpreta un Attilio perfetto, contrastando ironicamente l’irrompere turbolento delle protagoniste femminili, sull’orlo di una crisi di nervi, sempre pronte a ribaltare i casi dell’esistenza. Bravissima Francesca Milani, una guastatrice della compagnia, una funambola della scena che fa la differenza nel suo apparire sul palcoscenico, nelle vesti dell’altra donna, quella che disturba i veri amori e tende maniacalmente a distruggerli per appropriarsene. Folle nell’esternare il malessere interiore del personaggio e renderlo a tratti caricaturale. Inoltre, la Milani fa la voce della nonnina al citofono strappando più di una volta applausi e risate a scena aperta. Brava anche Roberta Mastromichele e Chiara Canitano. Autentico e divertente psicolabile l’ex di turno, interpretato da un bravissimo Gianluca Cortesi. Un testo ben scritto e ben rappresentato, grazie all’inventiva e alla verve di Danilo De Santis. Si replica al Teatro Golden fino al 14 febbraio.

Al Teatro Golden: “Generazione di precari”

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Di Paola Aspri

Niente di più attuale il testo scritto e diretto da Toni Fornari che porta alla ribalta il difficile mondo dei giovani costretti a fare i conti ogni giorno con la difficoltà del vivere. “Generazione di precari” sviscera le quotidianità di quattro ragazzi che vanno a vivere insieme per cercare di sbarcare il lunario, ma sia Edoardo, pubblicitario fallito, che Duccio musicista in crisi, che Laura plurilaureata secchiona e insoddisfatta e Lina finta maga con aspirazioni televisive, non trovano sbocchi e neanche la possibilità di pagare un affitto mensile in quattro. generazione-di-precariCosa inventarsi per dare voce a chi non la ha e un lavoro sicuro? Rapire un Ministro che promette un programma di riabilitazione giovani nel lavoro per avere voti, ma il piano non è la panacea dei loro mali, diventa un confusionario e inutile stratagemma che porta al disfacimento delle loro aspirazioni. I politici, poi, una ne sanno e cento ne fanno e quindi sarà facile per il rapito dileguarsi dal piano casareccio senza colpo ferire. Commedia scoppiettante con argute e divertenti battute portate in auge da una compagnia particolarmente affiatata. Marco Morandi, Matteo Vacca, Claudia Campagnola, Carlotta Proietti e Maurizio Di Carmine, riescono a dare brio alla messinscena e a generare nello spettatore la riflessione sui tempi moderni con amare considerazioni sul mondo del lavoro. Da vedere e da non mancare in queste feste natalizie dove il divertimento deve essere di casa. Si replica al Teatro Golden fino al 17 gennaio.

“Al Teatro Golden: Sanremo Story”

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Di Paola Aspri

In questi giorni si parla di Sanremo Giovani in vista della kermesse ufficiale di febbraio, quindi mai niente è più attuale che mettere in scena la storia del Festival più chiacchierato e osannato, croce e delizia dei discografici. “Sanremo Story”, in questi giorni al Teatro Golden diventa una vera e propria chicca per gli appassionati della canzone italiana. Con le voci portentose e trasformabili dei “Favete Linguis”, siamo portati per mano verso l’inizio della manifestazione sanremese fino ai nostri giorni, un escursus canoro,  di usi e costumi che ci riporta ai fasti degli anni del boom economico, fino alle crisi dei nostri giorni, attraverso i conduttori, le vallette e i brani che sono diventati sotto la doccia i tormentoni positivi dell’italiano medio. Scritto da Andrea Maia, Vincenzo Sinopoli, Toni Fornari e Augusto Fornari il testo è un perfetto “come eravamo”, avvalorato da filmati d’epoca, impreziositi dalle voci degli interpreti che hanno fatto grande il gruppo ormai storico, nato nel lontano 1996. Stefano Fresi, Emanuela Fresi e Toni Fornari volano sulle soldi ali delle melodie festivaliere, portando copie conformi all’originale e coinvolgendo il pubblico in sala nei motivi che hanno accompagnato la nostra quotidianità. Nilla Pizzi, Adriano Celentano, Fausto Leali, Anna Oxa, Il Volo, Toto Cutugno, Mia Martini sono una parte dei cantanti ricordati dai Favete che non dimenticano e danno un giusto tributo alla memoria storica della nostra nazione. In un’epoca dove tutto diventa superfluo e il passato è messo in un angolo e buttato come una scarpa vecchia, c’è chi lo porta in auge e lo mette a disposizione di chi non lo conosce.

Unica pecca dello spettacolo la scenografia, che avrebbe potuto essere più scarna e meno kitch (i fiori finti potevano essere evitati). Ad accompagnare i “Favete Linguis” un trio musicale perfetto composto da Mimmo Sessa, Cristiana Polegri, Michele Ranieri. La regia di Augusto Fornari è come sempre ineccepibile. Si replica fino al 20 dicembre.

Maurizio Casagrande e Tosca D’Aquino, coppia perfetta per “Il prigioniero della seconda strada”

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Di Paola Aspri

Non perde di smalto la commedia di Neil Simon, “Il prigioniero della seconda strada” nell’adattamento e regia di Maurizio Casagrande che ne è anche interprete insieme a Tosca D’Aquino.

Gli anni “70” sono lontani, ma le situazioni sociali del nostro tempo assomigliano alla drammaticità di quelli narrati da Simon. La perdita del lavoro è una conseguenza catastrofica dei nostri giorni e il personaggio di Mel, vestito in maniera perfetta da Maurizio Casagrande, è uno spaccato tragicomico di come la realtà cambi, quando si è disoccupati permanenti.

Il regista e attore napoletano ha una dinamicità recitativa e registica che lascia il segno, accompagnandosi alla verve esplosiva di Tosca D’Aquino.

Due partenopei che si confrontano generosamente con un cult teatrale, concepito come una sitcom in certi momenti, pur  non tradendo la morale di Simon e la sua tradizione autorale.

Il carattere di Edna è quello di una donna che cerca di accompagnare dolcemente le insicurezze e le fragilità di un marito tradito dalla società e dai suoi ideali. Forse il personaggio femminile è un po’ cristallizzato negli anni 70 per essere al passo con i tempi.

La comprensione eccessiva di Edna oggi fa un po’ sorridere, perché il ruolo della donna è diventato rampante ed aggressivo nel rapportarsi con gli altri. Il film interpretato da Jack Lemmon ed Anne Bancroft non è da confrontare ad una messinscena attualizzata e soprattutto resa più semplice ed adeguata ai tempi, anche se il filo conduttore è sempre quello della disoccupazione e del malessere di un uomo senza fissa occupazione. Da vedere per i due splendidi attori e per la versatilità della conduzione registica, con filmati che conducono in esterna, quasi un film dentro la realtà. Si replica fino al 26 ottobre al Teatro Golden.

Ecco la prima puntata di Spettacolando.